Il ministro ha ribadito come le notizie diffuse non trovino riscontro nel testo finale della proposta di modifica
Il ministro ha ribadito come le notizie diffuse non trovino riscontro nel testo finale della proposta di modifica - © Masaf
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di Redazione

Riforma 157, Lollobrigida risponde in Parlamento

Francesco Lollobrigida è nuovamente tornato a parlare delle modifiche alla 157. Questa volta lo ha fatto alla Camera rispondendo a un'interrogazione di Avs

Nella seduta dell’odierno “question time” alla Camera dei Deputati, il ministro Francesco Lollobrigida è intervenuto per dare risposta ad alcune interrogazioni presentate dai parlamentari. Tra queste ce n'era anche una presentata dai deputati di Alleanza Verdi e Sinistra, partito con posizioni notoriamente anticaccia, sull’annunciata rivisitazione della legge quadro sull’attività venatoria.

Nel rispondere, il titolare del Masaf ha ribadito come le notizie diffuse da alcune associazioni animaliste e rilanciate dalla stampa non trovino riscontro nel testo finale della proposta di modifica e che pertanto tale operazione sia da interpretate come strumentale ad alimentare la polemica politica nei confronti dell’esecutivo. Dopo questa precisazione, Lollobrigida ha affermato come la volontà di aggiornamento della 157 derivi dall’indicazione di diversi soggetti istituzionali (Comuni, Regioni, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) e, in particolare, da un atto di indirizzo del Parlamento che prevedeva specifici punti sui quali intervenire.

«Rispetto a un impegno proveniente dal Parlamento - ha dichiarato i ministro - il Governo deve agire in modo consequenziale, ed è per questo che è mia intenzione informare il Consiglio dei Ministri di quanto elaborato e fornire, alle forze politiche tutte, la possibilità di aggiornare la legge 157 del 1992».

Lollobrigida ha poi enunciato le ragioni che hanno indotto il Governo ad accelerare l’elaborazione del disegno di legge, ovvero le conseguenze prodotte dalla diffusione incontrollata della fauna selvatica. Tra queste i danni derivanti da alterazioni ecosistemiche, i rischi sul piano sanitario, i danni all’attività agricola e il pericolo per la pubblica incolumita. Il politico di FdI ha poi voluto entrare nel merito delle polemiche rispondendo puntualmente ad alcune delle accuse avanzate dagli animalisti e definendo alcune dei queste delle “fake news”.Per concludere il ministro ha poi definito il testo della proposta “frutto di un confronto con il ministero competente” e ha annunciato che i lavori parlamentari saranno l’occasione di confronto con tutti i portatori di interessi.

Di seguito la trascrizione integrale della risposta del ministro Lollobrigida:

Signor Presidente, Onorevoli deputati,
preliminarmente, voglio chiarire che le indiscrezioni circolate su alcune testate giornalistiche, a cui l’interrogante allude, non trovano riscontro nel testo finale della proposta legislativa. Ciò lascia presumere che l’obiettivo fosse solo quello di alimentare la polemica politica, basandosi su informazioni non verificate, e di offrire una visione pregiudiziale dell’azione del Governo.
Il Ministero ha agito su precisa indicazione di numerosi consigli comunali, di cinque Consigli regionali, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e, in particolare, sulla base di un atto di indirizzo del Parlamento italiano che, nella scorsa legislatura, ha approvato una relazione che impegnava il Governo in modo esplicito a rivedere il quadro normativo a partire dalla legge n. 157 del 1992. Si tratta dell’ “affare assegnato sui danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza della fauna selvatica” atto n. 337, esaminato dalla Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica.
L’atto approvato dagli organi parlamentari competenti senza alcun voto contrario, era composto da 21 indicazioni puntuali, molte delle quali sono state recepite nel testo del disegno di legge.
Per completezza di informazione, sulla base dei medesimi indirizzi, l’allora Ministro Patuanelli diede parere favorevole a 15 dei 21 punti, rimettendosi al parere della Commissione per i restanti 6, che vennero interamente approvati, lo ripeto, senza alcun voto contrario.
Rispetto a un impegno proveniente dal Parlamento, il Governo deve agire in modo consequenziale, ed è per questo che è mia intenzione informare il Consiglio dei Ministri di quanto elaborato e fornire, alle forze politiche tutte, la possibilità di aggiornare la legge 157 del 1992, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, così come da loro stesse proposto.
Le ragioni che ci hanno indotto ad accelerare l’elaborazione del disegno di legge sono quelle citate nell’atto approvato al Senato; la diffusione incontrollata della fauna selvatica:
Danni sul piano ecologico e ambientale derivanti da alterazioni ecosistemiche che determinano squilibri tra le specie;
Rischi sul piano sanitario per la diffusione di epizoozie come la peste suina africana (PSA);
Danni all’attività agricola derivanti dall’eccessiva presenza della fauna selvatica, soprattutto di ungulati quali i cinghiali, che rende difficile l’esercizio stesso dell’attività agricola;
Problemi sul piano civilistico e sociale derivante dalle gestione delle azioni risarcitorie verso allevatori e agricoltori danneggiati dalla fauna selvatica;
Pericolo per la pubblica sicurezza per il verificarsi di incidenti stradali anche mortali.
Entrando nel contesto delle polemiche, e lasciando poi al Parlamento la possibilità di discutere nel merito l’articolato, come ovvio, è utile fugare alcuni dubbi.
Non è vero che sia previsto l’ampliamento delle specie utilizzabili nella pratica venatoria come «richiami vivi». Le specie utilizzabili rimangono quelle ammesse dalla legislazione vigente.
Non è vero che ci siano modifiche nel merito riguardo i «roccoli», o, meglio detti, impianti di cattura, ma si interviene solo sulle competenze dei vari livelli di governo al fine di renderle coerenti con le modifiche intervenute negli assetti istituzionali in seguito alla revisione del Titolo V della Costituzione e all’approvazione della Legge Delrio.
Non è vero che si ammette l’esercizio della caccia nelle aree demaniali marittime, tantomeno in quelle frequentate per finalità ricreative o escursionistiche. Dire che si potrà cacciare in spiaggia è semplicemente una fake news!
Non è vero che si modificano gli orari in cui è possibile svolgere l’attività venatoria. Verranno previsti, al contrario, interventi che anche a fronte dei cambiamenti climatici, rendano più elastica la possibilità di redigere calendari venatori basati su elementi scientifici aggiornati e coerenti che siano rispettosi della gestione del patrimonio faunistico.
Come ovvio il testo non può corrispondere a principi contrari alle norme costituzionali e voglio precisare che sono del tutto ottemperanti ai dettami europei.
Questo testo è frutto di un confronto con il ministero competente. Il nostro modello democratico prevede un iter parlamentare e ci sarà in Parlamento il confronto ampio con le associazioni di ogni genere che io non escludo nemmeno come ministero con le associazioni ambientalistiche, animalistiche, venatorie, scientifiche e quanti altri coinvolti nella riforma della 157 che noi intendiamo portare avanti

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