Il sistema olfattivo del cane è l’equivalente della vista per l’uomo. Dal primo respiro in poi sarà in grado di memorizzare ogni nozione che avrà stimolato il suo cervello attraverso gli odori
Il sistema olfattivo del cane è l’equivalente della vista per l’uomo. Dal primo respiro in poi sarà in grado di memorizzare ogni nozione che avrà stimolato il suo cervello attraverso gli odori - © Massimo Sassara
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di Diana & Wilde

Cinofilia: l'olfatto e il condizionamento del meteo

Nel cane, ogni atto respiratorio convoglia all’incirca il 15% dell’aria inspirata ai recettori dell’olfatto. Le condizioni meteorologiche possono condizionare in maniera significativa l’esito della giornata di caccia

di Massimo Sassara

Per comprendere lo stretto legame tra olfatto del cane e meteorologia è necessaria una seppur minima conoscenza del sistema olfattivo del cane e della sua fisiologia. Possiamo definire il sistema olfattivo del cane come l’equivalente della vista per l’uomo. Il cane inizia a conoscere il mondo appena nato cercando i capezzoli della madre grazie all’olfatto. Dal primo respiro in poi sarà in grado di memorizzare ogni nozione che avrà stimolato il suo cervello attraverso gli odori. Ad ogni atto respiratorio la gran parte dell’aria inspirata raggiunge i polmoni per le funzioni vitali, ma una piccola parte, pari all’incirca al 15% di quanto inspirato, raggiunge i recettori dell’olfatto che si trovano in una regione della mucosa nasale detta mucosa olfattiva.

La mucosa olfattiva è formata dalle cellule che rivestono le cavità nasali e che producono il muco e da cellule ricoperte da fini peli detti ciglia vibratili. Sotto lo strato mucoso si estende una fitta rete di vasi sanguigni. Le “informazioni odorose” vengono captate attraverso recettori neuronali e ritrasmesse attraverso i bulbi olfattivi che hanno un ruolo fondamentale nella connessione con la corteccia cerebrale deputata a decodificare e memorizzare le informazioni arrivate. Nella struttura cerebrale del cane, rispetto all’uomo, predomina la corteccia olfattiva. La parte del cervello canino che controlla il senso dell’olfatto è, rapportata all’uomo, circa 40 volte più grande.

Un cane possiede fino a 300 milioni di recettori olfattivi a fronte dei 5 milioni di recettori dell’uomo. Inoltre, i cani sono in grado di distinguere più odori contemporaneamente e possono identificare una sostanza diluita fino a 1/10.000.000
Un cane possiede fino a 300 milioni di recettori olfattivi a fronte dei 5 milioni di recettori dell’uomo. Inoltre, i cani sono in grado di distinguere più odori contemporaneamente e possono identificare una sostanza diluita fino a 1/10.000.000 - © Massimo Sassara

300.000.000 di sensori olfattivi

Un cane possiede fino a 300 milioni di recettori olfattivi a fronte dei 5 milioni di recettori dell’uomo. Inoltre, i cani sono in grado di distinguere più odori contemporaneamente e possono identificare una sostanza diluita fino a 1/10.000.000. Moderne tecniche di imaging quali la risonanza magnetica nucleare (RMN) hanno evidenziato la stretta associazione tra dimensioni del bulbo olfattivo e capacità olfattive con caratteristiche specifiche del cane (per esempio dimensioni del cranio, età, sesso, razza).

L’approccio genetico sui geni delle cellule con recettori olfattivi non ha evidenziato modificazioni legate alla razza, ma evidenzia che le capacità di rilevare odori sono legate più probabilmente a specifici tratti comportamentali e di addestramento. Il ricordo di un odore nel cane dura tutta la vita e può suscitare reazioni negative nel caso in cui questo sia associato a episodi negativi o felicità nel caso opposto. È importante ricordare che il sistema olfattivo del cane non conosce il fenomeno dell’assuefazione, presente invece nell’uomo. Questo è il motivo per cui, quando si è esposti per un certo tempo a un odore, se ne cambia la percezione rispetto alla valutazione iniziale, motivo per cui non riusciamo a percepire normalmente il nostro odore.

L’organo di Jacobson

Nel naso dei canidi e di altri mammiferi, inoltre, è presente il cosiddetto organo vomero-nasale o organo di Jacobson. Si tratta di un organo sensoriale con la funzione di rilevare sostanze chimiche odorose, in particolare quelle legate al comportamento riproduttivo e sociale. Questo organo è dedicato all’analisi dei ferormoni, quelle sostanze biochimiche prodotte da ghiandole esocrine ed emessi da organismi viventi a basse concentrazioni con la funzione di inviare segnali ad altri individui della stessa specie. Questo comportamento, noto anche come Flhemen, termine derivato dal tedesco che significa sopracciglio, è caratterizzato dal sollevamento delle labbra e della lingua che i cani adottano per analizzare le informazioni chimiche presenti nell’ambiente. Quest’organo, che erroneamente viene spesso associato genericamente all’olfatto, ha solo funzioni legate alle informazioni sociali e ambientali della stessa specie, un po’ come se il nostro cane avesse una zona della corteccia con un proprio server dedicato (per esempio la marcatura del territorio o l’identificazione di altri individui).

L’odore è formato da particelle odoranti dissolte nell’aria ed è di fatto un processo chimico. Affinché arrivi al naso, è necessaria la presenza di aria (in assenza non sono presenti odori), di acqua, perché gli odori devono andare in soluzione acquosa nell’aria, e di materiale capace di trattenere l’odore che poi, diventando volatile, arriverà alla mucosa nasale
L’odore è formato da particelle odoranti dissolte nell’aria ed è di fatto un processo chimico. Affinché arrivi al naso, è necessaria la presenza di aria (in assenza non sono presenti odori), di acqua, perché gli odori devono andare in soluzione acquosa nell’aria, e di materiale capace di trattenere l’odore che poi, diventando volatile, arriverà alla mucosa nasale - © Massimo Sassara

Che cos’è l’odore?

Data per scontata la piena efficienza del sistema olfattivo, l’odore lasciato dal selvatico deve arrivare alla mucosa nasale. Ma cosa è l’odore e come ci arriva?
L’odore è formato da particelle odoranti dissolte nell’aria ed è di fatto un processo chimico. La vasta gamma degli odori deriva dai vari tipi di residui organici emanati che, dispersi nell’aria, arrivano a contatto con la mucosa nasale. Pertanto, affinché un odore arrivi al naso, è necessaria la presenza di aria (in assenza non sono presenti odori), di acqua, perché gli odori devono andare in soluzione acquosa nell’aria, e di materiale capace di trattenere l’odore che poi, diventando volatile, arriverà alla mucosa nasale. Diventa quindi comprensibile come qualsiasi cambiamento climatico, sotto forma di pioggia, caldo, vento e altro influisca sulle modalità chimiche di formazione, trasmissione e di corretta percezione dell’emanazione del selvatico.

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