La legge obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle aree naturali degradate entro il 2030
La legge obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle aree naturali degradate entro il 2030 - © Dietmar Rabich
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Approvata la legge sul ripristino della natura, cosa accadrà adesso?

Dopo l'approvazione della legge, è stato proprio il Ministro Pichetto a delineare cosa accadrà nei prossimi anni

Lo scorso 17 giugno il Consiglio europeo ha adottato la controversa Nature restoration law, la legge per il ripristino della natura, che obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle aree naturali degradate entro il 2030 e a intervenire sulla restante parte entro il 2050. L'iniziativa legislativa, fin dal suo esordio, è stata fortemente criticata e osteggiata da diversi governi e da alcune realtà, come per esempio quella agricola, mentre il mondo venatorio europeo, rappresentato dalla Face, ha fin da subito accolto positivamente la norma.

Il provvedimento non necessita di nessuna proceduta di recepimento da parte dei singoli Paesi ed è stato proprio il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Alberto Pichetto Fratin, nel corso di un question time alla Camera, a spiegare cosa accadrà ora. «Il Ministero dovrà predisporre entro i prossimi due anni il primo Piano nazionale di ripristino, che conterrà le azioni da intraprendere sino a giugno 2032 - ha affermato. Le azioni del Piano dovranno conciliare la sostenibilità economica, ambientale e sociale degli interventi e la definizione di appositi finanziamenti, anche di carattere europeo, sarà fondamentale per evitare l'accrescimento degli oneri per i vari settori coinvolti».

Pichetto ha poi annunciato che è volontà del Governo adottare un approccio partecipato e multidisciplinare al fine di individuare le misure di ripristino e che per farlo si terrà conto anche delle iniziative già in atto. Dichiarazioni che sembrano lasciar trasparire la volontà politica di limitare gli effetti della norma approvata a livello europeo in particolare sul comparto agricolo. Ora occorrerà vedere se il mondo venatorio riuscirà a essere protagonista del percorso partecipato annunciato o se, come accaduto in passato, altri portatori di interesse riusciranno a imporre il proprio punto di vista.

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