Francesco Bruzzone ha definito il piano di controllo “strampalata iniziativa regionale”
Francesco Bruzzone ha definito il piano di controllo “strampalata iniziativa regionale” - © charles J. Sharp
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Controllo del colombaccio in Emilia Romagna, prosegue la polemica

La recente pubblicazione di un bando per ottenere l'abilitazione a coadiutori da impiegare nel controllo del colombaccio ha riacceso le polemiche sul tema

Nello scorso novembre la Giunta dell'Emilia Romagna ha approvato il “Piano quinquennale di controllo del colombaccio”. Nel documento la Regione prevedeva, al fine di prevenire i danni alle colture agricole nelle fasi di semina e maturazione e limitare alcune problematiche di carattere sanitario, l'abbattimento in regime di controllo di un totale di 55.000 nell’arco temporale di vigenza del piano. La decisione aveva ovviamente incontrato l'ostilità di parte del mondo venatorio, poco incline, come spesso accade, a considerare la fauna se non in funzione della propria passione.

Ora, un bando per la partecipazione alla formazione propedeutica all'ottenimento della qualifica di coadiutori nell'attività di controllo di colombaccio, piccione e storno ha riacceso le polemiche. Nel dibattito è intervenuto anche l'On. Francesco Bruzzone che ha annunciato di aver presentato un’interrogazione parlamentare per sottoporre la questione all’attenzione dei ministri competenti. Il responsabile nazionale del Dipartimento Gestione faunistica e Attività venatoria della Lega ha bollato il piano come “strampalata iniziativa regionale” e accusato la Regione Emilia-Romagna di confondere i piccioni con i colombacci imputando a quest’ultimi i danni causati dai primi.

Nelle doglianze avanzate da alcuni esponenti del mondo venatorio inoltre, si fa presente che il piano contemplerebbe l'abbattimento degli esemplari appartenenti alla specie durante il periodo della nidificazione e dell'allevamento della prole e depaupererebbe un'importante risorsa faunistica. Gli stessi temi spesso utilizzati dal mondo animalista. Insomma, pare proprio che per qualcuno attività venatoria e gestione faunistica non possano essere complementari e che il prelievo di una specie vada bene solo se assoggettato alle logiche ludico-ricreative della caccia e non quando risponde alle esigenze gestionali a vantaggio di altri portatori di interesse.

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