F36 era stata trovata morta e per questo il Tar aveva giudicato improcedibile il ricorso contro l'abbattimento
F36 era stata trovata morta e per questo il Tar aveva giudicato improcedibile il ricorso contro l'abbattimento - © Triplec85
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di Redazione

Il Consiglio di Stato salva un orso morto, ma il problema va ben oltre

Dopo la vicenda dei cervi abruzzesi, il Consiglio di Stato interviene anche sull'abbattimento degli orsi in Trentino e sembra delinearsi come il nuovo scoglio per una seria ed equa gestione faunistico-venatoria

"Houston abbiamo un problema". Proprio quando il vento nelle aule dei Tribunali amministrativi regionali sembrava in procinto di cambiare, se non a favore, quantomeno non palesemente contro le istanze del mondo venatorio, all'orizzonte si adombrano le nubi delle sentenze del Consiglio di Stato. Dopo la recente sentenza sulla vicenda dei cervi abruzzesi e la notizia della presentazione del ricorso contro la deliberazione del Tar di Milano che aveva promosso su tutta la linea il calendario lombardo, il massimo organo della giustizia amministrativa si è pronunciato sull'abbattimento di un orso in Trentino.

Si tratta di F36, orsa problematica oggetto di un decreto di abbattimento firmato la Maurizio Fugatti che era stato impugnato dalle solite associazioni animaliste davanti al Tar. Nelle more dello svolgimento del procedimento però, l'orsa era stata trovata morta vittima di un atto bracconaggio e per questo i giudici amministrativi avevano dichiarato improcedibile il ricorso. Gli animalisti hanno quindi fatto ricorso al Consiglio di Stato affermando di avere comunque interesse a una pronuncia nel merito.

I giudici di Palazzo Spada hanno così "smontato" le ragioni della Provincia definendo l'abbattimento sproporzionato e affermando che l'ente avrebbe «solo apparentemente valutato e (erroneamente) scartato l’esistenza e la praticabilità di misure alternative all’abbattimento». Ma c'è di più. I giudici, oltre ad annullare l'atto di Fugatti e a condannare la Provincia al pagamento delle spese legali, hanno anche censurato il parere fornito dall’Ispra che avvallava la scelta di abbattere l'animale. Insomma, senza voler accusare i giudici di partigianeria, pare che il dibattito stia per spostarsi su un nuovo "campo di battaglia" che, almeno dalle prime battute, pare tutt'altro che favorevole al mondo venatorio e a quello della gestione faunistica seria.

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