L'inchiesta tocca anche la cinofilia venatoria
L'inchiesta tocca anche la cinofilia venatoria - © SheltieBoy
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di Redazione

Inchiesta Report, il presidente Enci replica alle accuse

L'ultima puntata della trasmissione Report ha sollevato numerosi dubbi sulla condotta dell'Enci e sulla cinofila italiana che ha spinto il presidente Muto a rispondere alle accuse

A scoperchiare il vaso di Pandora è stata la puntata della trasmissione Rai Report, andata in onda lo scorso 5 gennaio, nella quale la nota giornalista portatrice di istanze animaliste Giulia Innocenzi ha realizzato un’inchiesta sull’Enci, l’Ente nazionale cinofilia italiana. Tra le accuse avanzate nel sevizio ci sono, si legge sul sito della trasmissione, "ombre di doping, pedigree sospettati di falsi, cani ibridati potenzialmente pericolosi". Il servizio ovviamente non si esime dal coinvolge anche la cinofilia venatoria visto che il tema dei pedigree falsi è stato trattato parlando a lungo del noto setter Nolo del Zagnis.

Come immaginabile il servizio ha suscitato un gran putiferio che ha spinto il numero uno dell’Enci Dino Muto a rispondere alle accuse mosse dalla trasmissione. Muto ha definito l’inchiesta «un tentativo grossolano di attacco da parte di alcuni organi di informazione alla cinofilia e all’Enci» e «un disegno fuorviante che mira alla criminalizzazione degli allevatori italiani del cane di razza».

Il vertice dell’Enci ha poi voluto replicare puntualmente ad alcune accuse mosse dalla trasmissione, come quella sui mancati controlli negli allevamenti, che però non rientrerebbero nei compiti dell’associazione, e ricordando le collaborazioni istituzionali e gli encomi ricevuti sul tema delle ibridazioni tra cane e lupo, altro tema forte trattato da Report. Muto ha poi poi voluto garantire che l’Enci continuerà a svolgere il proprio lavoro. Nel frattempo, cinque deputati del PD hanno chiesto Lollobrigida di prendere in considerazione il commissariamento dell’Enci.

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