Esistono diverse alternative al piombo, ma nessuna di esse pare rispondere in modo soddisfacente a tutti i requisiti necessari
Esistono diverse alternative al piombo, ma nessuna di esse pare rispondere in modo soddisfacente a tutti i requisiti necessari - © Matteo Brogi
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di Redazione

Piombo, ultimi aggiornamenti e possibili soluzioni

Il divieto di utilizzo di munizionamento contenente piombo all'interno delle zone umide è l'argomento che coinvolge maggiormente i cacciatori in questi ultimi giorni prima dell'apertura. Vediamo quali sono gli ultimi aggiornamenti

Nel bel mezzo della discussione sull'applicazione del nuovo Regolamento europeo che vieta l'utilizzo del piombo nelle zone umide, a complicare la situazione è arrivato anche un pronunciamento del Tar del Lazio che ha di fatto demolito la circolare interministeriale emessa a febbraio, unico traballante paravento che si frapponeva tra la nuova normativa e la pratica venatoria. I giudici amministrativi, seppur nel respingere un ricorso presentato dalle associazioni animaliste, hanno infatti definito l'atto «notoriamente inidoneo - per natura, forma e procedimento - ad incidere sulle puntuali previsioni del Regolamento sovranazionale». Di fatto quanto sostenuto dal mondo venatorio anche nell'incontro tenutosi lunedì presso il Mase.

Sul tema è intervenuto anche il Partito Democratico che, in un comunicato congiunto dei deputati Stefano Vaccari e Marco Simiani, capigruppo del PD della Commissione Agricoltura e della Commissione Ambiente della Camera, ha accusato il Governo di essere inadeguato nell'affrontare l'attuazione della direttiva comunitaria e ha poi attaccato i ministri Pichetto e Lollobrigida rei, secondo l'opposizione, di aver pensato di risolvere il problema con una circolare interpretativa per la quale è «invece arriva puntuale una sentenza del Tar del Lazio che ricorda ai governanti che una mera circolare esplicativa per natura, forma e procedimento è notoriamente inidonea ad incidere sulle puntuali previsioni dei regolamenti sovranazionali che sono quindi pienamente cogenti e direttamente applicabili dai competenti organi accertatori e giudicanti». I deputati del PD hanno poi suggerito come unica strada percorribile quanto richiesto dalle associazioni venatorie.

A dieci giorni dall'avvio ufficiale della stagione venatoria i cacciatori si trovano dunque a fare i conti con una nuova normativa poco chiara la cui applicazione potrebbe arrivare ad avere risvolti di natura penale. Non è da escludere che in questo breve periodo possa essere emanato dal Governo quanto richiesto a gran voce da più parti. La cosa però, se non impossibile, è quantomeno improbabile. Anche solo per le tempistiche tecniche necessarie, da una parte, ad approvare un atto avente valore di legge e, dall'altra, a elencare puntualmente tutte le aree umide soggette a tutela presenti sul territorio nazionale.

Che fare dunque? Bisognerà scegliere tra l'approccio in grado di garantire al 100% il cacciatore, ovvero dire addio al piombo, o utilizzare le proprie competenze e il buon senso per districarsi nell'applicazione della nuova norma coscienti del fatto che in ogni caso il diritto non sia, lo sanno bene i giuristi, né fisso né tantomeno certo.

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