L’ipotesi del Corpo forestale trentino è che i lupi siano vittima di avvelenamento
L’ipotesi del Corpo forestale trentino è che i lupi siano vittima di avvelenamento - © Provincia Autonoma di Trento
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di Redazione

Trentino, quattro lupi trovati morti

In Trentino sono state rinvenute le carcasse di quattro lupi che si sospetta siano stati avvelenati

Nel pomeriggio di ieri la Provincia di Trento ha diramato un comunicato stampa attraverso il quale ha dato notizia del rinvenimento di quattro lupi morti. I quattro animali sono stati trovati nella tarda mattinata di sabato 1 febbraio poco distanti da Barco di Levico, in prossimità della pista ciclabile che costeggia fiume Brenta. Al momento le cause del decesso sono ignote e la Provincia ha comunicato di essere in attesa di ricevere l’esito delle analisi da parte dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. L’ipotesi del Corpo forestale trentino è che i lupi siano vittima di avvelenamento e per questo scatterà una denuncia contro ignoti.

Secondo alcune testimonianze, due o tre giorni prima, il branco di lupi era stato filmato da alcune telecamere di videosorveglianza a notte fonda in pieno centro a Caldonazzo, un paese poco distante. Nell’ultimo periodo la presenza dei grossi carnivori era stata inoltre resa evidente dalla predazione di una cerva proprio nei pressi della ciclabile. Dal comunicato, con il quale la Provincia ha colto l’occasione per invitare la cittadinanza ad astenersi dall’interagire con i lupi, si apprende anche che, sempre ieri, è stato denunciato un nuovo episodio avvenuto nel pressi di Canal San Bovo, dove una donna è entrata in contatto con un lupo, per fortuna senza riportare conseguenze, dopo che l’animale aveva aggredito il suo cane.

Il presunto atto di bracconaggio ha già registrato le prime reazioni di condanna sui social. La pagina Facebook Canis lupus italicus - Lupo appenninico, dando la notizia del fatto, ha affermato che «il bracconaggio non potrà mai essere una soluzione a qualsiasi tipo di conflitto, economico o sociale» e che «la coesistenza necessita di approcci diversi, e di una politica che non cavalchi l’odio e la paura ma che costruisca conoscenza e consapevolezza». Alla luce di quanto accaduto, pur condividendo quanto scritto, viene però spontaneo domandarsi se simili accadimenti non siano semplicemente la naturale conseguenza della mancata gestione di una specie per la quale parlare di abbattimenti resta ancora un tabù.

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