La stagione prenderà il via la terza domenica di settembre senza alcuna preapertura
La stagione prenderà il via la terza domenica di settembre senza alcuna preapertura - © Snowmanradio
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Stagione 2025/26, preapprovato il calendario dell'Umbria

Un sostanziale allineamento alle previsioni della 157, nessuna preapertura e forse alcune deroghe. Sono queste le principali novità comunicate dalla Giunta in merito al calendario venatorio della prossima stagione

La Giunta regionale dell’Umbria ha annunciato di aver preadottato il calendario venatorio per la prossima stagione e, con un comunicato, ne ha illustrato i principali contenuti. Secondo la Giunta, il nuovo calendario, che sarebbe il frutto di un percorso partecipato all’interno della Consulta faunistica venatoria regionale, è stato redatto con l’obiettivo di garantire certezze e trasparenza al mondo venatorio umbro, valorizzando il confronto e l’ascolto delle associazioni del settore.

Salvo interferenze dovute a eventuali ricorsi, per i cacciatori umbri la stagione prenderà il via nella data prevista dalla 157 per l’apertura generale, ovvero domenica 21 settembre. La giunta non ha infatti previsto di concedere il prelievo di alcune specie in regime di preapertura. Anche per la chiusura della caccia ai turdidi (tordo bottaccio, cesena, tordo sassello) l’organo esecutivo si è allineato alle previsioni della 157, indicando il 31 gennaio come data ultima, prevedendo invece di anticipare di una decade la chiusura per la beccaccia, prelevabile fino al 19. La Giunta ha poi fatto sapere che è stata predisposta la richiesta per la caccia in deroga per alcune specie senza però comunicare quali.

«La nostra – ha dichiarato l’assessore con delega alla caccia Simona Meloni – è una regione con una grande tradizione venatoria che abbiamo voluto valorizzare ulteriormente. Anche per questo, nell’elaborazione del nuovo Calendario, abbiamo lavorato con rigore tecnico e spirito di dialogo. Siamo così arrivati a un documento che coniuga il rispetto della normativa vigente con la tutela della biodiversità e la sostenibilità delle pratiche venatorie. Un lavoro condiviso, che rafforza il ruolo della Regione come punto di equilibrio tra esigenze ambientali, scientifiche e del territorio».

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