Siccità nel nord del Kenia. Gli effetti degli eventi estremi - conseguenza dei cambiamenti climatici - sono evidenti sul bestiame da allevamento come sulla fauna selvatica. In Kenia come in Europa
Siccità nel nord del Kenia. Gli effetti degli eventi estremi - conseguenza dei cambiamenti climatici - sono evidenti sul bestiame da allevamento come sulla fauna selvatica. In Kenia come in Europa - © UNCCD
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di Matteo Brogi

Cop27 e gli ambientalisti incontentabili

Lo svolgimento di Cop27 - la ventisettesima Conferenza tra le parti che hanno sottoscritto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - impone di riprendere il tema dell'emergenza climatica. L'assenza di Russia, Cina e India vanifica gran parte degli sforzi che 197 Nazioni stanno profondendo per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Ma gli ambientalisti, le colpe, le cercano altrove. Ne sono prova le azioni ai danni di cittadini e opere d'arte di cui è ricca la cronaca di questi tempi

Mentre in Egitto si discute di cambiamenti climatici alla Cop27, sedicenti ambientalisti boicottano le attività delle Nazioni impegnate - pur tra mille incoerenze - nella transizione verso uno sfruttamento più responsabile e solidale delle risorse naturali. Ancora una volta, si confonde la cura della "casa comune" con le battaglie ideologiche volte ad annientare il grande nemico: il nostro mondo, la società occidentale, la possibilità di fruire in maniera responsabile delle risorse naturali.

Cop27, la conferenza sul cambiamento climatico

L'acronimo Cop sta per Conferenza delle Parti, cioè i firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), un trattato del 1994 sottoscritto da 197 paesi tra cui l'Unione Europea. La prima Cop si tenne nel 1995 a Berlino. Quest'anno si svolge fino al 18 novembre in Egitto.

Nonostante gli impegni della comunità internazionale (con l'eccezione di Russia, Cina e India) c'è chi accusa di greenwashing l'Occidente e le altre Nazioni impegnate nella discussione sui cambiamenti climatici
Nonostante gli impegni della comunità internazionale (con l'eccezione di Russia, Cina e India) c'è chi accusa di greenwashing l'Occidente e le altre Nazioni impegnate nella discussione sui cambiamenti climatici - © UNCCD

Leader mondiali, attivisti, gruppi di pressione: a Sharm el-Sheikh si alternano 35.000 delegati in rappresentanza dei 197 paesi che hanno sottoscritto l'Accordo di Parigi per discutere di clima e degli obiettivi di sviluppo da darsi per il futuro prossimo. Quattro gli obiettivi che i paesi partecipanti intendono raggiungere:

mitigazione, con l'obiettivo di mantenere vivo l'obiettivo di 1,5° di riscaldamento globale;
adattamento agli eventi meteorologici estremi;
finanza: garantire l'adeguatezza e la prevedibilità dei finanziamenti per il clima, specie per soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo;
collaborazione tra tutte le parti interessate, in particolare le comunità più vulnerabili e i paesi più colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici.

Il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha parlato con gli altri leader di transizione giusta, sicurezza alimentare, finanza innovativa per il clima e lo sviluppo, investimenti sul futuro dell'energia, sicurezza idrica, cambiamento climatico e sostenibilità delle comunità vulnerabili. «L'Italia rimane fortemente convinta dell'impegno sulla decarbonizzazione nel rispetto degli obiettivi Cop Parigi. Dobbiamo sviluppare energia, diversificandola e in stretta collaborazione con i Paesi africani», ha dichiarato, per poi ribadire che l'Italia «farà la sua parte» nella lotta al cambiamento climatico.

Clima: le persone al centro

«Negli ultimi mesi - ha proseguito Meloni - abbiamo sperimentato i drammatici effetti del cambiamento climatico in tutta Europa, in Pakistan, nel Corno d'Africa e in molte altre regioni del pianeta. Siamo tutti chiamati a compiere sforzi più profondi e rapidi per proteggere la nostra casa comune. Dovremo mantenere le persone al centro e combinare sostenibilità ambientale, economica e sociale». Inoltre: «Dobbiamo riunire governi, investitori privati e banche multilaterali di sviluppo per condividere investimenti e rischi. L'Italia è orgogliosa di far parte di Just Energy Transition Partnerships, un'ambiziosa iniziativa del G7 che fornirà ingenti risorse finanziarie e assistenza tecnica ai Paesi partner».

COP27 sta per Conferenza delle Parti, cioè tra i firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), un trattato del 1994 sottoscritto da 197 Paesi
COP27 sta per Conferenza delle Parti, cioè tra i firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), un trattato del 1994 sottoscritto da 197 Paesi - © UNCCD

Nel frattempo «l'Italia ha significativamente aumentato i propri contributi in finanza climatica. Abbiamo almeno triplicato il nostro impegno finanziario a 1,4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni inclusi 840 milioni per il nuovo fondo per il clima italiano»; «Mitigazione e adattamento sono due facce della stessa medaglia. L'Italia sta bilanciando il suo sostegno finanziario tra le due priorità: nel 2020 il 56% della nostra finanza climatica complessiva è andato a misure di adattamento, il 44% alla mitigazione». «Una transizione giusta - ha concluso - non può prescindere dal sostegno alle comunità colpite e non deve lasciare indietro nessuno».

A certi ambientalisti non basta

La Conferenza, però, per qualcuno è un evento inefficace, specie dopo gli accordi elaborati in occasione della Cop26 2011 di Glasgow, ritenuti insufficienti dagli attivisti per il clima. La svedese Greta Thunberg, per esempio, ha annunciato il boicottaggio della Conferenza, accusandola di un ambientalismo di facciata (greenwashing). In questo clima critico e fortemente polarizzato spiccano le manifestazioni di Ultima generazione che da un anno interessano anche l'Italia.

Un blocco stradale organizzato da Extintion rebellion a Londra, davanti a Tower hill
Un blocco stradale organizzato da Extintion rebellion a Londra, davanti a Tower hill - © David Holt

Ultima generazione è "una campagna italiana di disobbedienza civile non violenta" che, dal 2021, si ispira alle istanze di Extinction Rebellion, movimento formatosi a Londra nel 2018. Tre gli obiettivi di Ultima generazione:

- la dichiarazione di emergenza climatica da parte del governo;
- l'azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2025;
- l'istituzione di assemblee di cittadini.

Gli attivisti hanno chiesto al Governo italiano di bloccare la riapertura delle centrali a carbone dismesse e di cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca e l'estrazione di gas naturale. Spingono inoltre per l'incremento di energia solare ed eolica di almeno 20 GW.

Un presente di prevaricazioni

Dall'anno scorso si registrano azioni da parte di Ultima generazione: il ricorrente blocco di autostrade e tangenziali, scioperi della fame e sit-in all'interno dei musei che, nel recente passato, si sono trasformati nell'imbrattamento di capolavori artistici quali - tra gli altri - la Primavera di Botticelli agli Uffizi, Firenze, Il seminatore di Van Gogh, esposto a Palazzo Bonaparte, Milano. Iniziative analoghe sono in corso in tutta Europa. A inizio novembre si è registrato anche il blocco di una sfilata di auto d'epoca a Padova. Ultima generazione a settembre è entrata addirittura in Parlamento, per una conferenza stampa organizzata dall'onorevole Giovanni Vianello di Alternativa (ex Movimento 5 stelle), non rieletto in questa legislatura.

Manifestanti di Extintion rebellion a Milano, in occasione delle proteste che hanno preceduto COP26 (novembre 2021)
Manifestanti di Extintion rebellion a Milano, in occasione delle proteste che hanno preceduto COP26 (novembre 2021) - © Mænsard Vokser

Le differenze tra i Fridays For Future cui ci siamo oramai abituati e Ultima generazione sono sostanziali e se, da una parte, si punta sull'attivismo dei giovani e una pur velleitaria pressione sui Governi, il movimento più giovane invita alla disobbedienza civile non violenta che porta ad azioni impattanti sulla vita dei cittadini. Essere bloccati su un raccordo autostradale per la presenza di manifestanti non autorizzati - regolarmente multati e denunciati - è un evento che influisce negativamente sulla vita delle persone, una prevaricazione inaccettabile.

Clima: bisogna identificare il bersaglio corretto

In prima analisi, non è l'urgenza dei temi che non condivido quanto le modalità messe in atto per richiamare l'attenzione della massa distratta. In seconda battuta ritengo profondamente sbagliata anche l'individuazione del bersaglio da colpire: l'Italia è presente a Cop27 e fa del suo meglio per barcamenarsi in tempi di crisi energetica tra il rispetto dell'ambiente e le prioritarie necessità della comunità nazionale. Il bersaglio grosso, quello vero, dovrebbero essere Russia, Cina e India, i grandi produttori di CO2. Che, non a caso, al Cop27 sono assenti.

Insomma, tanto rumore - sempre a favore di telecamera - per nulla? Purtroppo non è così. Se Ultima generazione e le varie costole nate dal progetto originario fossero semplicemente rumorose potremmo forse vivere sereni. Ma lo spirito velleitario delle loro proposte e i modi con cui vengono imposte - che saranno pure non violenti ma, sicuramente, sono aggressivi - rappresentano un danno per tutti. Intanto, alle loro spalle prosperano movimenti come Animal Rebellion che, alle battaglie per il clima, aggiunge sempre da Londra le rivendicazioni a favore di una «transizione verso un sistema alimentare a base vegetale [...] al fine di [...] garantire giustizia per gli animali». Una nuova frangia estremistica da cui dovremo guardarci in un futuro prossimo.

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