L'esistenza della razza è documentata dai racconti di caccia e dalle pitture del XVII secolo e non paiono esserci dubbi che sia originaria della regione francese della Bretagna
L'esistenza della razza è documentata dai racconti di caccia e dalle pitture del XVII secolo e non paiono esserci dubbi che sia originaria della regione francese della Bretagna - © Allevamento Tergagliana
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di Diana & Wilde

Épagneul breton, il cane delle meraviglie

Le innate doti venatorie, le dimensioni contenute e il carattere fanno dell’épagneul breton uno dei cani più versatili e popolari tra i cacciatori italiani

di Giorgio Bellotti*

La storia dell’épagneul breton viene da lontano. Sulla sua comparsa i pareri sono discordi in quanto molti si basano su dipinti del 1600 dove vengono raffigurati soggetti vagamente assomiglianti; alcuni storici affermano che questa razza provenga dalla Spagna ma sta di fatto che il vero épagneul breton proviene dalla Francia e precisamente dalla regione della Bretagna. La sua origine si perde nella notte dei tempi e delle leggende; tuttavia, la sua esistenza è documentata dai racconti di caccia e dalle pitture, anche se i soggetti allora non erano affatto somiglianti a quelli di oggi; l'antenato era un hunter da 50 a 55 centimetri con pelo irsuto bianco e marrone o bianco e nero, rustico, più nervoso che muscoloso, con coda naturalmente corta.

In origine erano tre varietà

Le storie tramandate raccontano che si conoscevano tre varietà di breton, la prima piccola del Finistère, dal muso appuntito, dal cranio a cupola, orecchie alquanto lunghe, pelame spesso lanoso, bianco-marrone, bianco-nero, tricolore, coda non sempre accorciata, soggetto vivace, arrabbiato dietro la lepre, alcuni sicuri sulla ferma. Un'altra varietà, diffusa sulla Cotes-du-Nord, più grande, 45/50 centimetri, corta di reni, un po’ diritta sugli arti, poco pelo, orecchio corto, largo alla base, inserito alto, cranio largo e piatto, salto naso-frontale marcato, mantello bianco arancio o marrone e anche unicolore. Il terzo tipo viveva soprattutto nella Haute Bretagne, più piccolo e più raccolto.

Le storie tramandate raccontano che si conoscevano tre varietà di breton, la prima piccola chouplille del Finistère, una varietà più grande diffusa sulle Cotes-du-Nord, una terza che viveva soprattutto nella Haute Bretagne
Le storie tramandate raccontano che si conoscevano tre varietà di breton, la prima piccola chouplille del Finistère, una varietà più grande diffusa sulle Cotes-du-Nord, una terza che viveva soprattutto nella Haute Bretagne - © Allevamento Tergagliana

Questi tre tipi di épagneul mescolati diedero origine all'attuale breton, alto circa 50 centimetri con petto profondo, dal muso un po' più corto del cranio. Fu il visconte di Pontavice, cacciatore di beccacce e allevatore di setter inglesi bianco-arancio, che accoppiando i suoi setter con quegli épagneul locali diede origine, spesso con unioni casuali, a un gruppo di cani di piccola taglia, con manto bianco-marrone e bianco-arancio, per la maggior parte a coda corta, che si erano dimostrati grandi cacciatori di beccacce e anche grandi fermatori. È a un procuratore di Loudeac, Arturo Enaud, che aveva abbandonato i setter, preso da forte passione per i nuovi cani dell'amico Visconte di Pontavice, che va dato il merito di avere messo un po' di ordine in tutto questo caos, formando il Club dell'épagneul breton a coda corta naturale.

1907, nasce lo standard

Il 3 settembre 1907 a Loudeac si tiene un congresso di uomini e cani e viene stabilito il primo standard dell'épagneul breton. Dal lontano 1907, lo standard del breton ha subito varie modifiche, che tuttavia non hanno assolutamente sconvolto l'impianto di base della razza; anzi, una accurata revisione ha solo acconsentito di migliorarne funzionalità e qualità. Senza nessun dubbio, l'evoluzione nel secolo scorso è dovuta principalmente a tre grandi famiglie, i Cornuaille di Emil Bourdon, i Keranlouan di Guy Morin e i Du Mas De la Combe di Dominique Covolo, che con le loro genealogie hanno saputo costruire questa meravigliosa razza che non è seconda a nessun’altra di cani da ferma.

Il 3 settembre 1907 a Loudeac venne fatto un congresso di uomini e cani e venne stabilito il primo standard dell'epagneul breton. Lo standard ha subito successive modifiche
Il 3 settembre 1907 a Loudeac venne fatto un congresso di uomini e cani e venne stabilito il primo standard dell'epagneul breton. Lo standard ha subito successive modifiche - © Allevamento Tergagliana

Il 17 giugno 2010 il Club francese ha indetto un seminario a St. Sernin Sur Rance Avejron (Francia) a cui ho partecipato e i cui estratti sono pubblicati sulla rivista ufficiale ENCI I nostri cani. In breve, in questo seminario i francesi si raccomandano di assegnare le varie certificazioni nei concorsi solo ed esclusivamente a soggetti di altissima tipicità e di fare molta attenzione alla taglia e al colore del mantello:
- taglia minima per le femmine 47 centimetri (ideale 48/49) taglia minima per i maschi 48 centimetri (ideale 49/50);
- nelle varie tonalità di colore almeno il 20% deve essere bianco, e nel mantello tricolore le focature devono essere ben evidenziate come descritto dalla standard; in Francia il colore carbonato viene bandito e non confermato.

Lo standard dell’épagneul breton, oggi

Lo standard ufficiale vigente della F.C.I. è stato revisionato il 25 marzo 2003:

- il cranio è più lungo del muso, nel rapporto 3:2;
- l’insieme della testa è in proporzione col corpo;
- l’indice cefalico deve essere 50;
- l’altezza del petto deve essere leggermente inferiore alla metà dell'altezza al garrese;
- la lunghezza scapolo-ischiatica deve essere uguale all'altezza al garrese (cane nel quadrato).

Nel 2010 il Club francese ha indetto un seminario nel quale si è raccomandato di assegnare le certificazioni solo ed esclusivamente a soggetti di altissima tipicità
Nel 2010 il Club francese ha indetto un seminario nel quale si è raccomandato di assegnare le certificazioni solo ed esclusivamente a soggetti di altissima tipicità - © Allevamento Tergagliana

Lo stesso standard recita: è un cane che si adatta a qualsiasi ambiente sociale, dall'espressione attenta e intelligente, mentalmente equilibrato, cane da ferma versatile, per tutte le selvaggine, su tutti i terreni, precoce nel rivelare la sua passione venatoria, eccezionale per la cerca, il movimento, il fiuto, l'esplorazione del terreno, la spontaneità, la tenuta nella ferma, il recupero e il riporto e l'attitudine all'addestramento.

Le quattro regioni basilari

Nel giudizio morfologico bisogna fare molta attenzione a quattro regioni del corpo che sono basilari della razza: la testa, il torace, la groppa e il rene; se solo una di queste regioni è carente, il soggetto deve essere fortemente penalizzato.

Nel giudizio morfologico bisogna fare molta attenzione a quattro regioni del corpo che sono basilari della razza: la testa, il torace, la groppa e il rene
Nel giudizio morfologico bisogna fare molta attenzione a quattro regioni del corpo che sono basilari della razza: la testa, il torace, la groppa e il rene - © Allevamento Tergagliana

Regione del cranio: leggermente arrotondato, visto sia di fronte che di profilo. Viste dall'alto le facce laterali sono solo leggermente convesse. Le linee cranio-facciali sono parallele, la larghezza del cranio presa fra le arcate zigomatiche è inferiore alla sua lunghezza con un indice cefalico pari a 50. Le arcate sopraccigliari non sono prominenti, ma formano una curva leggermente arrotondata, la sutura metopica e la cresta occipitale sono poco marcate, l'occipite e le arcate zigomatiche sono mediamente segnati, lo stop in dolce pendenza, il rapporto cranio muso deve essere 3:2 (devono essere fortemente penalizzati i soggetti con linee cranio facciali non parallele, con stop eccessivamente marcati, parietali larghi e bozze frontali marcate).
Il torace deve essere disceso fino al livello della punta del gomito, largo, con costole ben cerchiate, sterno largo e poco retratto verso l'indietro.
Il rene è corto, ampio e muscoloso, la groppa proporzionata all'altezza al garrese, ampia e muscolosa e solo leggermente inclinata; in particolare, sono da penalizzare soggetti con groppe avvallate e scoscese.

Il breton a caccia

Il breton è un cane polivalente, che bene si adatta a tutti i terreni e a tutta la selvaggina, dalla montagna alla pianura; nei terreni aperti allarga la cerca alla pari dei cugini inglesi, nei terreni impegnativi, boscosi e difficili rallenta l'andatura con una cerca attenta e diligente; attualmente ci sono genealogie di soggetti con grande potenza olfattiva e grandi fermatori. Ci tengo a precisare che il breton non è un cane da capanno con modesta attitudine alla ferma come spesso si sente dire tra i cacciatori. Personalmente ho cacciato prevalentemente in collina e montagna e, con vera soddisfazione, posso affermare che il breton - se è di buona genealogia - è insuperabile nella ricerca della beccaccia, ben collegato, fermatore eccellente, recuperatore infallibile; con un po’ di addestramento ignora completamente selvaggina ungulata e si adatta perfettamente a ogni tipo di caccia sia in montagna che in pianura. Ho visto soggetti andare egregiamente anche a beccaccini.

Il breton è un cane polivalente, che si adatta a tutti i terreni e a tutta la selvaggina, dalla montagna alla pianura; nei terreni aperti allarga la cerca alla pari dei cugini inglesi, nei terreni impegnativi, boscosi e difficili rallenta l'andatura con una cerca attenta e diligente
Il breton è un cane polivalente, che si adatta a tutti i terreni e a tutta la selvaggina, dalla montagna alla pianura; nei terreni aperti allarga la cerca alla pari dei cugini inglesi, nei terreni impegnativi, boscosi e difficili rallenta l'andatura con una cerca attenta e diligente - © Allevamento Tergagliana

Nei concorsi ufficiali ENCI sia su quaglie che su starne e selvaggina naturale e nelle varie Coppe Europa, Coppa Italia e Derby per razze da ferma continentali, il breton primeggia e, a differenza di altre razze, la morfologia è sempre alla pari della funzionalità, segno evidente che, chi ha gestito la razza, ha lavorato con vera competenza. Personalmente vado sempre a caccia con due cani e quindi è indispensabile che abbiano un consenso spontaneo.
Spesso amici e conoscenti mi chiedono quale colore sia preferibile tra il bianco-arancio e il bianco-nero: come tecnico devo rispondere che fra le due varietà non vi è nessuna differenza. Ho sempre avuto soggetti bianco-arancio, ma vi posso assicurare che ho avuto modo di apprezzare soggetti bianco-neri di altissima qualità e rendimento venatorio.

Caratterialmente il breton è un cane molto socievole con la famiglia e con i bambini, non è permaloso e aggressivo con i suoi simili, ma non escludo che vi siano soggetti con tali tare ereditarie e, anche se venatoriamente validi, devono essere scartati dalla riproduzione. L'allevatore è un artigiano, per allevare bene bisogna avere conoscenza tecnica e preparazione e i riproduttori vanno accuratamente selezionati; tare come la timidezza, l'aggressività, la gelosia sono difetti gravissimi, facilmente trasmissibili.

Un club per difendere l’épagneul breton

In Italia il Club Italiano Epagneul Breton, fondato nel 1959, si prepone di organizzare prove speciali di razza, sia su quaglie liberate che su selvaggina naturale, su starne e su selvatico abbattuto, campionati, raduni di esposizione e mostre speciali per tutelare non solo la funzionalità lavorativa, ma pure la funzionalità morfologica.

* Giudice formatore ENCI e presidente onorario del CIEB. Ho allevato épagneul breton per mezzo secolo, laureando campioni assoluti, di lavoro e bellezza, sempre utilizzati anche nella caccia.

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, novembre 2024

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