L'aspetto esteriore classico, il così detto wild type, del lupo è rappresentato dal mantello grigio-fulvo che presenta nella parte dorsale dalle scapole alla coda un colorito più scuro, dalla mascherina facciale ai lati delle labbra bianco crema come il ventre e le zampe che sono percorse generalmente da una banda verticale nerastra nel bipede anteriore
L'aspetto esteriore classico, il così detto wild type, del lupo è rappresentato dal mantello grigio-fulvo che presenta nella parte dorsale dalle scapole alla coda un colorito più scuro, dalla mascherina facciale ai lati delle labbra bianco crema come il ventre e le zampe che sono percorse generalmente da una banda verticale nerastra nel bipede anteriore - © Wilfredo Rafael Rodriguez Hernandez
Pubblicato il in Conservazione
di Diana & Wilde

Ibridazione e specie protette: il caso del lupo

La protezione assoluta del lupo ne ha favorito la diffusione, ma anche l'incontro con il cane domestico: un'ibridazione che minaccia la purezza genetica del selvatico

di Piervittorio Stefanone e Massimo Camus

La severa protezione di alcune specie selvatiche, adottata per garantirne la conservazione, ha favorito un forte aumento della popolazione facendo tuttavia intravvedere situazioni critiche come, per esempio, l'ibridismo. Gli animali selvatici evolvono con l'ambiente in cui vivono anche tramite forme di ibridizzazione e ciò accade anche per le specie rigorosamente protette come, ad esempio, lo stambecco e il lupo (solo recentemente declassato, ndr), per le quali non è poi così errato parlare di ibridazione antropogenetica, favorita da particolari situazioni nelle quali il fattore umano è l'elemento principe. Una gestione accurata e priva di integralismi manichei si rende necessaria per preservare le specie selvatiche dalla pericolosa introduzione di geni non adattivi che ne comprometterebbero il genoma originale, cioè l'insieme del patrimonio genetico che caratterizza ogni organismo vivente, modificando le informazioni genetiche che risiedono nella sequenza del DNA. Si provocherebbe, per semplificare, l'estinzione del selvatico vero.

Ibridazione: il caso del lupo

Il lupo, per esempio, ha la possibilità di accoppiarsi con i cani domestici generando degli ibridi, come hanno dimostrato diversi studi. Del resto, il patrimonio genetico del cane (Canis lupus familiaris) si avvicina molto a quello del lupo (Canis Lupus) così che l'ibridazione tra le due specie è possibile sebbene sia negativa per la specie selvatica. Ma perché?

In linea generale tutto ciò che è adattivo per il cane, quale specie domestica, costituisce un handicap per la specie selvatica lupo. Facciamo un esempio: il lupo ha la necessità d'essere sempre vigile e reattivo, sempre pronto all'attacco o alla fuga così che si potrebbe dire che in lui prevale l'aspetto adrenalinico, mentre il cane indirizza gran parte della sua energia altrove, verso target diversi: il lavoro, la produzione, l'incremento ponderale.

In quest'ottica anche la riproduzione viene a essere diversificata: mentre il cane si riproduce due volte l'anno, la coppia Alpha del lupo è la sola che nel branco può riprodursi, cosa che avviene una sola volta nell'arco dell'anno. Ne consegue che l'ibrido lupo-cane durante la gestazione e lo svezzamento dei cuccioli necessita di cibo, a volte di difficile reperibilità, così da dover compiere un grande sforzo energetico, non necessario al cane domestico, che determina una scarsa possibilità di sopravvivenza della prole. Ma questo è solo un aspetto del problema legato alla conservazione del Canis lupus.

Ibridazione vs selezione naturale

In altri termini, l'introduzione di geni propri del cane potrebbe trasmettere alla specie lupo caratteristiche non adattive, così da mettere in pericolo la millenaria selezione naturale che ha permesso il suo adattamento all'ambiente in cui vive. Da ciò si evince che l'ibridazione è deleteria per la specie lupo, al punto che scorrendo le Guidelines for Population Level Management Plans for Large Carnivores redatto da J. Linnell, V. Salvatori e L. Boitani T-PVS/inf del 2008, si legge: "Si dovrebbe fare tutto il possibile per ridurre al minimo il rischio di ibridazione tra lupi e cani. Ciò richiede che l'allevamento di lupi e ibridi lupo-cane come animali domestici sia vietato, scoraggiato o almeno attentamente regolamentato, e che vengano intraprese azioni forti per ridurre al minimo il numero di cani selvatici e randagi. Tutto ciò che è praticamente possibile dovrebbe essere fatto per rimuovere gli ibridi evidenti dalla natura nel caso in cui un evento del genere si verificasse e venisse rilevato. In realtà, questo sarà ottenuto in modo più efficace attraverso il controllo letale, poiché le possibilità di catturare selettivamente dal vivo tutti i membri specifici di un branco ibrido sono minime. Inoltre, devono essere considerati i problemi di benessere associati al mantenimento in cattività degli ibridi nati in natura, poiché è quasi inevitabile che vengano catturati dopo il periodo in cui possono essere potenzialmente socializzati verso gli esseri umani".

Il riconoscimento dell'ibrido

L'aspetto esteriore classico, il così detto wild type, del lupo è rappresentato dal mantello grigio-fulvo che presenta nella parte dorsale dalle scapole alla coda un colorito più scuro, dalla mascherina facciale ai lati delle labbra bianco crema come il ventre e le zampe che sono percorse generalmente da una banda verticale nerastra nel bipede anteriore. Le orecchie sono triangolari a base larga, mai pendenti e la coda, che misura sino ad un terzo del corpo, ha l'apice scuro; le unghie sono nere. Inoltre, il lupo presenta un ponte calloso tra il secondo e il terzo polpastrello assente nella zampa del cane.

In linea generale tutto ciò che è adattivo per il cane, quale specie domestica, costituisce un handicap per la specie selvatica lupo. Anche per questo è indispensabile conservare la purezza genetica della specie
In linea generale tutto ciò che è adattivo per il cane, quale specie domestica, costituisce un handicap per la specie selvatica lupo. Anche per questo è indispensabile conservare la purezza genetica della specie - © Malene Thyssen

Nell'ibridazione con il cane il mantello è chiaro o decisamente nerastro, la colorazione è uniforme oppure è percorsa da bande evidenti di colore atipico, bianche o nere, non c'è mascherina facciale, c'è depigmentazione del naso e delle gengive, v'è presenza dello sperone (quinto dito) nelle zampe posteriori, le unghie sono depigmentate.

Tuttavia, queste differenze non sono sufficienti a determinare l'ibridazione, dato che l'aspetto esteriore (fenotipo) può presentare varianti individuali legate all'ambiente in cui vive l'animale. Occorre un'analisi genetica che individui nel DNA i marcatori tipici del cane, del lupo o dell'ibrido. Tutto risolto? Niente affatto! Se è relativamente facile individuare ibridi di prima generazione, cioè i nati da madre lupo e padre cane o viceversa, in quanto presentano una mescolanza di geni propri di entrambi i genitori, non lo è affatto se si esaminano gli animali delle generazioni successive. Facciamo un esempio: se un ibrido di prima generazione si dovesse separare dal branco (lupo in dispersione) e dovesse accoppiarsi con un altro lupo, il suo patrimonio genetico di derivazione canina si andrebbe a diluire, mescolandosi a quello di lupo nella generazione successiva. Questa situazione va sotto il nome di back crossing.

La necessità della gestione

Di generazione in generazione, i geni cane si possono inserire nel genoma del lupo e può succedere che una caratteristica dell'antenato cane salti fuori improvvisamente, come accade nei lupi dal manto nero dell'America settentrionale. Di conseguenza, una volta che un gene canino viene introdotto nel DNA del lupo, i risvolti possono essere diversi e non tutti trascurabili, dato che potrebbero variare la fisiologia e l'ecologia del lupo vero.

Perdendo lo stato di specie rigorosamente protetta per il lupo si può attuare una gestione ordinaria così da procedere all'abbattimento dell'ibrido previo accertamento genetico. Questo è quanto si suppone suggerisca la logica, ma cosa si fa in Italia per la risoluzione del problema ibridismo? Si seguono le normative di legge vigenti che non permettono di eliminare gli ibridi tramite l'abbattimento, bensì si intende neutralizzare la loro capacità riproduttiva tramite interventi di vasectomia o ovariectomia per poi liberarli nuovamente in natura. Facciamo presente che si libererebbe un ibrido lupo-cane confidente e, per questo, abbiamo alcune perplessità.

La complessità della neutralizzazione riproduttiva

In una relazione Tecnica del giugno 2022 a cura del progetto LIFE WolfAlps-EU si legge: "l'attuale strategia che prevede la cattura dei soggetti presunti ibridi, la loro captivazione in attesa dell'esito delle analisi genetiche, la loro eventuale neutralizzazione riproduttiva, rappresenta una soluzione eccessivamente complessa, onerosa, non sostenibile a medio/lungo termine e quindi non efficace per affrontare adeguatamente il problema". Finalmente qualcuno con un po' di senso pratico. Mai dire mai. Nell'ottobre 2023 compare su una testata della Valle Susa (TO) un articolo dal titolo Valsusa: inizia la cattura dei lupi ibridi. Terza sessione nel Gran Bosco. Si parla di un progetto pluriennale: la prima fase si è svolta nel 2022 nel Parco Naturale dell'Orsiera Rocciavrè, la seconda nel Comune di Villarfocchiardo nella primavera del 2023, la terza nel Gran Bosco di Salbertrand.

Il progetto è coordinato dall'Ente Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, dall'Università di Torino, dal Centro Animali Non Convenzionati (CANC) che provvedono alla sterilizzazione del predatore ibrido e da altri Enti. Navigando sul web appare su Kodami.it un altro articolo: Primo ibrido lupo-cane in Piemonte catturato, sterilizzato e liberato. È il 28 ottobre 2022. Benny, figlio di una lupa pura e di un ibrido, viene catturato da una trappola nei pressi del Comune di Villarfocchiardo (Parco Orsiera Rocciavrè), gli viene prelevato un campione di sangue repentinamente inviato ad Ozzano Emilia all'Area per la genetica della conservazione di ISPRA dove, in 24 ore viene certificata l'ibridazione. Benny viene sterilizzato dai chirurghi del CANC (Università di Torino) e in seguito liberato nella stessa zona di cattura. Stessa sorte è toccata all'ibrido Godot catturato nel Parco del Gran Bosco di Salbertrand, operato dal CANC di Grugliasco (TO).

Ibridazione del lupo: se ne parla dagli anni Settanta

Ma gli ibridi lupo-cane non costituiscono una novità, scartabellando in vecchie pubblicazioni: sulla rivista Airone, verso la fine degli anni '80 compare un articolo dal titolo Il lupo appenninico non è più puro? dal quale si estrapolano notizie inquietanti. Cito: "Nel 1973 Zimen e Boitani effettuarono un censimento dei lupi dell'Appennino centro-meridionale e conclusero che erano un centinaio distribuiti su 8.500 Km². Nell'inverno 1983 un nuovo censimento degli stessi ricercatori accertò una presenza di circa 200 esemplari su un'area di 13.500 Km² […]. Il lupo sta dunque recuperando le sue antiche posizioni nell'Appennino? [...] A gettare acqua sul fuoco è intervenuto Luigi Boitani: «Nel nostro Paese esistono circa 850.000 cani randagi dei quali almeno 80.000 vanno considerati completamente rinselvatichiti. Essi vivono nelle stesse aree occupate dai lupi, competono con loro e in molti casi finiscono anche con l'ibridarsi. Il lupo italiano, dunque, sta rischiando di perdere la sua purezza genetica a causa dell'immissione, piuttosto massiccia, di geni canini. La perdita della purezza genetica potrebbe proprio essere una delle cause del rapido aumento numerico e dell'espansione del suo areale in questi ultimi anni. Una popolazione isolata e ridotta a pochi esemplari è inevitabilmente soggetta a deriva genetica». Che fare? Il prof. Boitani allora prospettò tre possibili soluzioni:

  1. accettare la situazione odierna e lasciare che il pool genetico dei lupi italiani venga eroso dall'ibridazione fino a scomparire completamente;
  2. tentare di eliminare i cani rinselvatichiti riportando la popolazione dei lupi alle condizioni degli anni '70, cioè verso l'estinzione a causa dell'effetto prevalente della deriva genetica;
  3. iniziare un programma di riproduzione controllata in aree recintate per "pilotare" la struttura genetica del lupo nella direzione desiderata.

L'opportunismo dei confidenti

Permettiamoci una breve considerazione: i cani randagi, quelli rinselvatichiti, rappresentano senz'altro la causa principale dell'ibridazione con il lupo ma, tuttavia, non è la sola: contestualmente a questa possibilità è corretto supporre che anche l'assenza di gestione del lupo può determinare lo stesso fenomeno. Chiariamo meglio. L'incremento numerico del lupo gli ha reso più complicata la disponibilità di cibo, ma essendo uno scaltro opportunista il predatore ha saputo indirizzare la ricerca verso fonti di vettovagliamento a buon mercato, quelle associate alla presenza dell'uomo: i rifiuti domestici in primis. Così è comparsa un'altra categoria di lupi: i lupi confidenti, quelli che non temono l'uomo, che stazionano nei pressi dei centri abitati con una certa continuità e indifferenza. Perché non potrebbe essere considerata anche questa categoria di lupi una possibile causa di ibridazione? L'incontro occasionale di una cagna randagia in estro potrebbe far nascere nel lupo velleitarie ma anche realizzabili opportunità d'accoppiamento.

Questa possibilità non è passata inosservata: è stato approntato il progetto LIFE WILD WOLF che ha lo scopo di "scoraggiare la presenza del lupo nelle aree abitate, gestendo adeguatamente situazioni potenzialmente critiche che si presentano nei paesaggi europei dominati dall'uomo". Nel nostro Paese l'ibridismo della specie lupo è stato affrontato solo negli anni più recenti da vari progetti LIFE: LIFE M.I.R.C.O. LUPO e LIFE IBRIWOLF.

Necessità di azioni concrete

Il progetto LIFE M.I.R.C.O. LUPO (LIFE13 NAT/IT/000728) aveva come obiettivo di "minimizzare l'impatto del randagismo canino sulla conservazione del lupo in Italia", mentre il progetto LIFE IBRIWOLF, Azioni pilota per la riduzione dell'identità genetica del lupo in Italia centrale, si prefiggeva lo scopo di implementare azioni concrete per contrastare il fenomeno dell'ibridazione del lupo con il cane domestico. Anche di questi due progetti non saprei dire se i loro rispettivi target sono stati raggiunti con successo: credo manchi una comunicazione tra media e addetti ai lavori! Ma come si affronta il problema altrove?

Si legge in LIFE WolfAlps.UE del 13 aprile 2022: "Gli ibridi sono una minaccia per la conservazione del lupo. Al fine di prevenire l'ulteriore diffusione dei geni del cane nella popolazione dei lupi, il Ministero dell'Ambiente e della Pianificazione territoriale della Repubblica di Slovenia ha rilasciato un permesso per la rimozione dei lupi mediante abbattimento di nove individui: una femmina di lupo e otto ibridi lupo-cane (maschio alfa e 7 cuccioli). Il permesso per la rimozione dalla natura tramite abbattimento sarà valido fino alla fine del 2022. La rimozione dall'ambiente naturale tramite abbattimento non sarà dannosa per il mantenimento dello stato favorevole della popolazione di lupi in Slovenia. Al contrario, la mancata rimozione degli ibridi dall'ambiente naturale costituirebbe una grave minaccia per lo stato favorevole della popolazione di lupi, poiché ciò potrebbe causare danni irreparabili alla popolazione di lupi in Slovenia".

Proseguiremo prossimamente la trattazione di un'altra specie che gode dello status di severa protezione: lo stambecco (Capra ibex ibex).

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