La lunghezza della canna influenza vari parametri balistici, primo fra tutti quello relativo alla velocità iniziale del proiettile. Due versioni della carabina Seven di Remington: in basso l'allestimento standard SS HS con canna da 508 mm, in alto il Kuiu con canna da 419 mm
La lunghezza della canna influenza vari parametri balistici, primo fra tutti quello relativo alla velocità iniziale del proiettile. Due versioni della carabina Seven di Remington: in basso l'allestimento standard SS HS con canna da 508 mm, in alto il Kuiu con canna da 419 mm - © Matteo Brogi
Pubblicato il in Tecnica
di Matteo Brogi

La canna, quei centimetri che fanno la differenza

La lunghezza della canna influisce sulla velocità del proiettile, con ripercussioni sia sulla curva balistica sia in termini di energia residua sul selvatico. Averne consapevolezza è essenziale prima di scegliere l'arma e la cartuccia a palla ideale per il selvatico insidiato

Quando si affronta il tema dell'abbattimento di un selvatico, si fa generalmente riferimento all'energia cinetica del proiettile al momento dell'impatto. Si tratta di un valore che si esprime come semiprodotto tra la massa del corpo in movimento per il quadrato della sua velocità:
Ec = 1/2 mv2.
Viene misurato in Kilogrammetri o Joule nel Sistema internazionale, in piedi per libbra (ft-lbs) in quello imperiale.

L'energia cinetica del munizionamento viene generalmente dichiarata dal produttore per una serie di distanze standard (alla volata, a 100, 200 e 300 metri) e viene utilizzata come parametro di comparazione tra calibri o caricamenti differenti. Seppure sia misurabile scientificamente, però, l'energia cinetica è solo una delle componenti in gioco quando andiamo a estendere il discorso alla letalità del proiettile o al suo killing power. Ruoli molto importanti li rivestono la conformazione della palla, il modo in cui questa lavora - un dato che non è prevedibile né quantificabile in maniera scientifica - e variabili come il piazzamento del colpo e lo stato dell'animale. Resta, comunque, il migliore strumento che abbiamo a disposizione per effettuare delle scelte su basi certe.

Tra i parametri che definiscono il killing power ce ne sono alcuni che non possono essere misurati scientificamente; la balistica terminale può però essere studiata con opportuni test mediante l'impiego di blocchi di gelatina balistica
Tra i parametri che definiscono il killing power ce ne sono alcuni che non possono essere misurati scientificamente; la balistica terminale può però essere studiata con opportuni test mediante l'impiego di blocchi di gelatina balistica - © Matteo Brogi

Secondo lo schema proposto dalla formula dell'energia cinetica, l'attenzione si concentra su due parametri: la massa del proiettile e la sua velocità. Al cacciatore interessa in particolare la velocità minima d'impatto sul selvatico, quella che permette alla palla di operare correttamente.

Il frutto dell'esperienza

Un recente seminario condotto da Jens Tigges di Outdoor marketing international per conto di Hornady permette di piantare qualche paletto e aggiungere alcuni elementi di conoscenza.

Jens Tigges - conosciuto tra gli amici come <i>powder papa</i> per la sua indiscussa competenza nel campo della ricarica - ha permesso di aggiungere qualche elemento di conoscenza in un campo molto ricco di variabili
Jens Tigges - conosciuto tra gli amici come powder papa per la sua indiscussa competenza nel campo della ricarica - ha permesso di aggiungere qualche elemento di conoscenza in un campo molto ricco di variabili - © Matteo Brogi

Le preferenze che si sono sviluppate negli ultimi anni hanno privilegiato armi compatte e leggere per facilitarne il porto a caccia; lo testimoniano l'offerta commerciale delle carabine e la risposta che alcuni produttori di munizioni hanno elaborato per compensare con caricamenti particolarmente prestanti il deficit imposto dalla scelta di una canna più corta del normale.
Ma come identificare il "normale"? Possiamo individuarlo facendo riferimento alle tabelle Cip, che prevedono l'effettuazione dei test di conformità utilizzando tubi da 600 mm per i calibri standard e di 650 mm per i magnum. Questa regola permette di stabilire un riferimento cui si adeguano anche i produttori di munizioni: che siano espressi in metri oppure in piedi al secondo, se non diversamente dichiarato, anche le prestazioni pubblicizzate sono ottenute con canne di queste dimensioni.

Fondamentale per la perfetta riuscita dell'uscita di caccia è la perfetta conoscenza delle prestazioni del proprio sistema-arma; è sempre opportuno verificare la velocità del proiettile con l'arma in uso
Fondamentale per la perfetta riuscita dell'uscita di caccia è la perfetta conoscenza delle prestazioni del proprio sistema-arma; è sempre opportuno verificare la velocità del proiettile con l'arma in uso - © Matteo Brogi

Ciò premesso, spesso non c'è corrispondenza tra i parametri indicati dal produttore e quelli rilevati dal cacciatore. Questa discrepanza è legata a numerose cause che includono le variabili produttive delle munizioni (conseguenti al variare del lotto della polvere, per esempio), così come le specifiche del sistema-arma utilizzato: tipo e passo di rigatura, trattamenti interni della canna, distanza tra il proiettile e il cono di forzamento e, appunto, lunghezza della canna. L'esperienza insegna che anche tra canne teoricamente identiche possono determinarsi delle variazioni, rendendo imprescindibile un test in poligono se si desidera utilizzare con consapevolezza il proprio sistema.

Questione di centimetri

Tigges ha analizzato le variazioni velocitarie del proiettile (alla volata) al variare della lunghezza della canna: secondo i suoi calcoli, una riduzione di 10 centimetri della lunghezza del tubo produce una perdita media del 5% della velocità e un'ulteriore riduzione di 10 centimetri una perdita complessiva media del 10%. Valori che confermano con una certa approssimazione la stima empirica generalmente utilizzata che definisce in 15 m/s la riduzione velocitaria per ogni 5 centimetri di accorciamento della canna; l'esperienza di Tigges è particolarmente interessante perché è realizzata in termini percentuali ed è documentata da test effettuati in poligono.

Il munizionamento monolitico in rame necessita generalmente di una velocità d'impatto superiore rispetto a quello tradizionale con nucleo in piombo
Il munizionamento monolitico in rame necessita generalmente di una velocità d'impatto superiore rispetto a quello tradizionale con nucleo in piombo - © Matteo Brogi

Oltre che sull'energia cinetica residuale posseduta dal proiettile all'impatto, la velocità interferisce anche con la prestazione del proiettile stesso, che richiede un'energia minima (a espansione o frammentazione che sia) per lavorare correttamente. L'esperienza Hornady insegna, per esempio, che un proiettile monolitico Gmx da 150 grani in calibro .30" necessita di almeno 650 m/s sul selvatico, mentre il tradizionale Eld-X da 178 grani nello stesso calibro richiede una velocità minima di 550 m/s.
Prendiamo allora il caso della palla Gmx da 150 grani, nel caricamento Superformance in calibro .308 Winchester al momento non più disponibile. Presenta una V zero di 872 m/s con canna da 600 mm che produce una velocità minima necessaria all'affungamento fino alla distanza di 313 metri. Passando a una canna da 420 mm, la velocità alla volata scende a 834 m/s, con efficacia (di nuovo intesa come distanza massima alla quale è garantita l'espansione corretta) fino a 274 metri. In definitiva, una canna più corta di 18 centimetri produce una riduzione di 34 m/s della velocità e di 39 metri del range di utilizzo. Non sin tratta di una variazione drammatica ma non può ugualmente essere sottovalutata.

Un prelievo effettuato in Scozia con proiettile monolitico Gmx di Hornady, caricato manualmente. La distanza del selvatico pari a 144 yarde (132 metri) non ha posto particolari difficoltà al lavoro della palla
Un prelievo effettuato in Scozia con proiettile monolitico Gmx di Hornady, caricato manualmente. La distanza del selvatico pari a 144 yarde (132 metri) non ha posto particolari difficoltà al lavoro della palla - © Matteo Brogi

La palla Eld-X da 178 grani, nel caricamento Professional Hunter in .308 Winchester, perde tra i due estremi 45 m/s (da 792 a 747 m/s) e riduce il proprio intervallo di efficacia di 87 metri (da 500 a 413 metri).

Contromosse adeguate

In definitiva, si può dire che una canna lunga sia migliore di una più corta? Posta così, la domanda non ha senso. Chi sceglie un'arma compatta ha generalmente le sue buone ragioni per farlo e, in ogni caso, con i tubi più corti non si registrano decadimenti prestazionali tali da sconsigliarli. Semmai, è necessario tenere in considerazione gli effetti che comporta una canna di soli 420 mm - come nell'esemplificazione. Per ridurre la portata delle limitazioni, sarà possibile attuare delle contro misure quali l'adozione di proiettili dotati di un coefficiente balistico (G1) elevato oppure in grado di lavorare correttamente a velocità inferiori; Hornady ha a catalogo la palla lead free Monoflex che persegue proprio questo scopo garantendo un'espansione ottimale fino a 560 m/s. Altri produttori, come Rws con la sua linea Short rifle, hanno invece optato per l'impiego di propellenti più vivaci in grado di esprimersi al meglio nelle canne corte. In alternativa si potranno scegliere i caricamenti più veloci sul mercato, che non sono pochi. Chi ricarica potrà tenere a mente queste considerazioni di massima nell'individuazione della dose e dei componenti più adatti al proprio sistema.
Importante, come sempre, è la consapevolezza e la perfetta conoscenza dell'attrezzatura in uso.

Tratto da un articolo pubblicato su Caccia Magazine, settembre 2020.

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