di Matteo Brogi
Piombo, la soluzione c'è: lasciamolo a casa
Se vogliamo parlare di caccia sostenibile e di responsabilità del cacciatore nei confronti dell'ambiente, non c'è più spazio per difendere l'indifendibile: il piombo. Evitiamo quindi di considerarlo l'ultima trincea della nostra libertà e impegniamoci per una rapida transizione verso un futuro... atossico
Ci sarebbero due buoni motivi per non scrivere questo articolo: primo, mi piacerebbe che di piombo non si dovesse più parlare; secondo, sarò impopolare per la maggioranza dei cacciatori. Ma non posso fare a meno di esprimere per l'ennesima volta la mia opinione, peraltro già documentata qui, qui e qui.
Le recenti vicende che stanno suscitando allarme tra i cacciatori - e di cui rendiamo conto giornalmente per onorare il ruolo di strumento di informazione di Hunting Log - erano ampiamente prevedibili. Non tanto nella modalità (tocca rilevare una certa leggerezza da parte del Governo nel gestire la materia con uno strumento che non si è rivelato efficace alla resa dei conti in Tribunale) quanto nella sostanza. Che si arrivasse in tempi brevi a definire l'attuazione di regole stringenti per giungere al bando del piombo nell'attività venatoria, più che una previsione, era una certezza.
Una miope opposizione
A questa ineluttabile certezza molte componenti del mondo venatorio hanno fatto per anni una miope opposizione. Che il piombo sia dannoso per la fauna selvatica è scientificamente provato; che non sia salutare per la salute umana è un altro punto non confutabile. Il principio di precauzione dovrebbe rendere abbastanza ovvio il fatto che meno piombo disperdiamo nell'ambiente meglio è. Il comparto automobilistico ne ha preso forzatamente atto e si è adeguato. Così come altri. Resta fuori il mondo venatorio italiano; particolare degno di nota, il nord Europa si è ormai convintamente convertito al munizionamento atossico. Le polemiche iniziali si sono placate anni fa e i comportamenti virtuosi si sono estesi addirittura anticipando l'attuazione della legislazione europea.
Nella caccia di selezione è statisticamente documentato (negli articoli menzionati) che non vi sono sostanziali differenze di efficacia tra munizionamento al piombo e atossico. Nella caccia con fucili a canna liscia, e questo è il tema del giorno, è inevitabile che i pallini in materiali e leghe con peso specifico minore siano meno efficienti sul selvatico. È quindi indispensabile rivedere le nostre abitudini di caccia e valutare distanze massime d'ingaggio più ridotte. Il "carniere" ne risentirà ma non ci sono alternative; specie se si vuole avvalorare la caccia come strumento di gestione della fauna e non come esercizio rapace di un "diritto" di supremazia che in questi termini non ha alcun motivo d'essere.
Struzzo, non uomo...
In Italia abbiamo adottato la tattica dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia e ignorando l'avvicinarsi di date fondamentali nel processo di transizione a un mondo senza piombo. La politica ha preferito asserragliarsi e fare opposizione. Le aziende produttrici avrebbero potuto stimolare comportamenti virtuosi lanciando, per esempio, convenienti campagne di rottamazione per favorire l'acquisto di armi idonee all'impiego dell'acciaio; non è stato fatto. Le Associazioni venatorie hanno avuto condotte contraddittorie, rinunciando a quel ruolo di indirizzo verso un futuro sostenibile nei confronti dei propri associati.
Quindi, dando per scontato che l'attuale Governo non promulgherà leggi che andrebbero incontro all'apertura di un procedimento di infrazione da parte della Ue, considerando che mancano i tempi tecnici per risolvere alla radice il problema con una legge ben fatta (mi stupirei ma sarei felice di essere smentito), non resta che fare l'unica cosa che ci mette al sicuro da qualsiasi contestazione penale: andare in armeria e acquistare munizionamento atossico prima che le esigue scorte siano terminate. Solo così scopriremo che si può sopravvivere senza piombo e smetteremo di parlarne.
In bocca al lupo per la nuova stagione venatoria.
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