Il primo Report sulle predazioni del lupo sui cani è stato presentato il 24 ottobre 2023
Il primo Report sulle predazioni del lupo sui cani è stato presentato il 24 ottobre 2023 - © Federcaccia
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di Matteo Brogi

Presentato il primo report sulle predazioni del lupo sui cani

I fenomeni di predazione del lupo sono particolarmente sentiti nell'ambiente venatorio, ma non solo. Sono sempre di più le segnalazioni che riguardano gli animali d'affezione. Le Federcacciatrici hanno raccolto i dati disponibili predisponendo un lavoro che potrà aiutare a quantificare il fenomeno

La mole dei dati raccolti nel Report della predazione del lupo sui cani, presentato oggi 24 ottobre 2023 da Federcaccia, indica l'esistenza di un problema, un'emergenza balzata agli onori - si fa per dire - della cronaca nazionale. Non potrebbe essere diversamente considerato che, secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, nella nostra nazione è presente il 19% della consistenza della specie a livello europeo (tolta la Russia) e il 24% a livello di Unione europea.

Il lavoro, presentato da Isabella Villa che è la coordinatrice del Coordinamento nazionale delle cacciatrici Federcaccia, è stato svolto volontariamente tra novembre 2022 e il 31 agosto 2023 per quanto riguarda la fase di raccolta. Successivamente, le schede delle segnalazioni (è ancora possibile dichiarare le predazioni compilando un questionario) sono state elaborate e il frutto di questo studio è stato presentato al cospetto dei mondi della politica e della scienza.

Cani da caccia ma non solo. Le predazioni coinvolgono anche cani d'affezione e da guardiania
Cani da caccia ma non solo. Le predazioni coinvolgono anche cani d'affezione e da guardiania - © Federcaccia

Non scientifico ma documentato

Massimo Buconi, presidente Fidc, ha evidenziato come questo lavoro - pur parziale e senza pretese di scientificità ma accurato e documentato - aspira a quella laicità che si aspetta dagli altri settori coinvolti nella questione lupo; contesta la latitanza dello Stato, che negli anni non ha saputo essere incisivo. Premesso che «Non c'è alcun interesse venatorio verso il lupo», Buconi ha proseguito affermando l'attenzione della comunità dei cacciatori verso «tutto ciò che genera conflitto nella gestione della fauna. Reclamiamo una gestione scientifica che renda compatibile la vita del selvatico e dell'essere umano». Soltanto risolvendo i conflitti tra i vari attori interessati alla presenza del lupo si può concretamente discutere di conservazione e biodiversità.

Con le aggressioni cresce l'allarme sociale

L'emergenza è percepita in maniera differente a seconda delle aree geografiche della nazione. Riguarda infatti - secondo i dati raccolti - principalmente l'Emilia Romagna (con il 46,1% delle segnalazioni), seguita da Lombardia (22,5%) e Abruzzo (11,2%). Le Provincie più colpite risultano essere quelle di Parma (21,1%), Piacenza (16,7%) e Firenze (12,2%). In queste aree, è forte l'allarme sociale associato alla presenza del lupo. Nei nove mesi di raccolta dei dati si sono comunque registrate segnalazione in tutte le Regioni dell'Italia peninsulare.

L'Emilia Romagna è la Regione dalla quale è giunto il maggior numero di segnalazioni, quasi la metà del totale
L'Emilia Romagna è la Regione dalla quale è giunto il maggior numero di segnalazioni, quasi la metà del totale - © Federcaccia

Le aggressioni sono documentate prevalentemente al mattino (60,7%); seguono a distanza la notte (18%), il pomeriggio (14,6%) e in maniera residuale, solo il 6,7%, la sera. Quanto alle modalità, si rileva che l'aggressione in branco è la più comune (49,4%), quella da parte di individui isolati rappresenta circa un quarto degli eventi (25,8%) mentre solo l'1,2% riguarda una femmina con i piccoli al seguito.

Cani da caccia ma non solo

I cani più facilmente soggetti alle aggressioni sono le varie tipologie di segugi (dato che evidenzia come queste accadano quando meno forte è il legame con l'ausiliare) in attività di caccia o addestramento (55,1%); il dato relativo ai fenomeni in giardino recintato (11,2%) è molto preoccupante perché indice di un atteggiamento particolarmente aggressivo e di una predazione non occasionale. L'età del cane non incide particolarmente sul tentativo di predazione in quante tutte le classi vi sono soggette: 1-3 anni (30,3%), 4-7 anni (36%), 8-10 anni (22,5%). In occasione delle aggressioni al cane si segnalano quelle a carico di altri animali nel 34,2% dei casi e sporadicamente sull'uomo (2,5%); la modestia del dato non può evidentemente essere trattata con sufficienza trattandosi di un fenomeno particolarmente grave. Per quanto riguarda gli altri animali spiccano quelli da cortile (23,8%), vacche (14,3%), pecore (11,9%). Tornando alla predazione sui cani, l'esito degli attacchi porta nel 69,7% al decesso dell'animale.

Ormai le predazioni si ripetono da nord a sud lungo tutta l'area continentale
Ormai le predazioni si ripetono da nord a sud lungo tutta l'area continentale - © Federcaccia

In coda all'evento si sono segnalati gli interventi degli onorevoli Stefano Vaccari, del Pd, e Francesco Bruzzone, della Lega, che hanno ribadito l'impossibilità di fronteggiare il fenomeno con gli strumenti legislativi attualmente disponibili. In particolare, Vaccari ha espresso la necessità di un intervento legislativo mentre Bruzzone ha evocato l'intervento di un approccio scientifico laico, che lasci da parte il sentimento. Ispra, infine, rappresentata da Paola Aragno, ha segnalato come i conflitti vadano gestiti anche e soprattutto per proteggere la specie.

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