Il MASE ha comunicato che provvederà ad attivare tutti i canali diplomatici necessari
Il MASE ha comunicato che provvederà ad attivare tutti i canali diplomatici necessari - © Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
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Il ministero lavora per trasferire gli orsi all'estero

Ieri, presso il Ministero dell'ambiente, si è tenuto un tavolo politico per decidere come affrontare il problema dell'eccessiva densità di orsi in Trentino. Il ministero si è detto intenzionato a percorrere la strada del trasferimento all'estero e gli animalisti contestano questa posizione

Il Ministero dell'ambiente lavorerà per «trovare una soluzione per favorire il trasferimento degli esemplari in eccesso, in un quadro di misure e interventi che garantiscano la sicurezza dei cittadini». È questa la posizione emersa ieri nel corso di un tavolo politico tenutosi presso il dicastero per elaborare una strategia per affrontare il problema dell'eccessiva densità di orsi in Trentino. All'incontro, oltre al ministro Pichetto Fratin e al sottosegretario Barbaro, era presente anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Fugatti.

«A tale riguardo - si legge nella nota emessa dal ministero - il MASE ha comunicato che provvederà, già nei prossimi giorni, ad attivare tutti i canali diplomatici necessari per richiedere la disponibilità ad ospitare gli orsi problematici presso strutture straniere». A fronte di questa posizione il Presidente Fugatti si è detto soddisfatto perché, per la prima volta, il Ministero si è impegnato ufficialmente a trovare una soluzione per favorire il trasferimento degli orsi sovrannumerari.

Paiono non essere affatto soddisfatte invece le solite associazioni animaliste. «Deportare all'estero gli orsi cosiddetti in eccesso del trentino - afferma l'Enpa - è una misura crudele e impraticabile perché, anche senza voler considerare le conseguenze traumatiche del trasferimento di massa, gli animali potrebbero essere accolti da paesi nei quali la caccia ai plantigradi è autorizzata. Paesi che, dunque, non garantirebbero lo stesso status di protezione del nostro».

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