di Redazione
L'Italia è un porto franco per bracconieri, almeno secondo il Wwf
Un atto di bracconaggio ai danni di un esemplare di ibis eremita diventa l'ennesimo pretesto per un feroce attacco ideologico verso il mondo venatorio da parte della nota associazione animalista
«È ormai sempre più evidente che l'Italia sta diventando un vero e proprio porto franco per i bracconieri e i cacciatori di frodo che godono di norme regionali e nazionali sempre più permissive». Si apre con queste parole il recente comunicato stampa del WWF che, condensando gli ormai noti luoghi comuni, denuncia il ritrovamento della carcassa di un esemplare di ibis eremita in Toscana, nel territorio di Albinia (in provincia di Grosseto) che è risultato essere stato ucciso «da pallini sparati da un fucile da caccia» probabilmente nel dicembre 22.
L'animale appartiene a una specie estinta in Europa allo stato selvatico, oggetto di un interessante progetto di reintroduzione europeo portato avanti dal gruppo austriaco Waldrappteam Conservation & Research che in questi ultimi anni si è meritoriamente prodigato nei tentativi di riproduzione e remissione in natura della specie arrivando anche a insegnare le antiche rotte migratorie agli uccelli servendosi di un deltaplano.
Va da sé che per il Wwf il fatto che l'episodio sia avvenuto «in piena stagione di caccia» e il tipo di arma usata sono prove certe del coinvolgimento del mondo venatorio e quindi diventa una ghiotta occasione per un attacco ideologico al mondo della caccia e alla politica. Secondo l'associazione animalista la "riforma Cartabia" e l'emendamento sul controllo, che viene nuovamente definito "emendamento caccia selvaggia", «hanno contribuito a diminuire ulteriormente le tutele a favore della biodiversità, in palese contraddizione con l'art. 9 della Costituzione e con le norme europee». Nel comunicato si arriva anche a strumentalizzare la lettera trasmessa al Governo dalla Commissione Europea, facendo passare quella che è una mera richiesta di chiarimenti in un atto di accusa.
Insomma, per il Wwf la responsabilità è tutta «di una certa politica e del mondo venatorio che, invece di impegnarsi per contrastare l'illegalità, continuano a fare accordi per estendere la caccia in periodi delicati e a specie in declino (ovviamente non è dato sapere quali, ndr), azzerando ogni forma di controllo, a partire dal tentativo di depotenziare il ruolo di Ispra». Anni luce da quell'ambientalismo illuminato che potrebbe essere un valido alleato del mondo venatorio nella difesa della biodiversità.
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