Le associazioni venatorie lombarde hanno rilasciato un comunicato al vetriolo nei confronti della maggioranza che guida la regione
Le associazioni venatorie lombarde hanno rilasciato un comunicato al vetriolo nei confronti della maggioranza che guida la regione - ©Amstead23
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Lo sdegno delle aavv lombarde per la mancata modifica della legge

É un comunicato duro quello firmato da tutte le associazioni venatorie lombarde che si son dette «sdegnate per quanto avvenuto in commissione» dove tutti gli emendamenti di modifica alla legge 26/93, la legge regionale sulla caccia, sono stati sonoramente bocciati.

Gli autori del comunicato non sono entrati nel merito delle singole proposte ma hanno denunciato una aprioristica bocciatura affermando che «nella discussione gli emendamenti possono essere condivisi, affinati, mediati, modificati e anche bocciati, ma si ritiene inaccettabile che di fatto nemmeno vengano discussi per ordine di scuderia. Perché significa non voler nemmeno discutere ed affrontare il problema che bene o male, chi propone l'emendamento vuole risolvere ».

«Il tema vero - prosegue la nota- è che al netto dei singoli consiglieri leghisti sostenitori degli emendamenti, solo Fratelli d'Italia a livello di partito è aperto ad affrontare le tematiche venatorie: le altre componenti della maggioranza, e le forze di opposizione, invece di caccia nemmeno vogliono sentirne parlare». Una chiara presa di posizione che delinea, dopo anni di egemonia leghista, un cambio di allineamento del mondo venatorio all'interno della maggioranza di centrodestra che da sempre amministra la Lombardia.

Parrebbe proprio, e lo si coglie dalle parole finali del comunicato, che i cacciatori lombardi siano stufi di come l'assessore Fabio Rolfi abbia gestito la caccia in questi anni. Gestione culminata con due sonore bocciature del calendario venatorio da parte del Tar. La replica del leghista non si è fatta attendere: «Gli emendamenti sono stati bocciati dalla commissione perché palesemente illegittimi, sgangherati, esorbitanti rispetto alle competente regionali, non perché vi sono partiti di maggioranza contro la caccia. Non si tutela la caccia prendendo in giro i cacciatori o prestandosi alle guerre tra associazioni venatorie».

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