La cosiddetta riforma della 157 ha preso ufficialmente il via con la presentazione di un disegno di legge al Senato
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di Andrea Reversi

Riforma 157, il testo e le principali modifiche

L'iter parlamentare di modifica della l. 157/92 parte dal testo depositato al Senato. Lo abbiamo letto e ne abbiamo evidenziato i punti salienti

Nella giornata di venerdì il ministro Lollobrigida ha relazionato ai colleghi dell’Esecutivo in merito alla cosiddetta riforma della 157 che ha preso ufficialmente il via con la presentazione di un disegno di legge al Senato della Repubblica. Solo ora, per la prima volta, il dibattito può concentrarsi su un documento ufficiale e non, come accaduto con le recenti polemiche strumentali del mondo animal-ambientalista, su indiscrezioni o veline fatte circolare ad arte per screditate l’operato del Governo.

Cosa contiene il testo

Il testo del ddl, che è stato firmato dai quattro capigruppo dei partiti della coalizione di Governo e che quindi di fatto è considerabile come posizione unitaria e ufficiale dello stesso, è di poche pagine, una quindicina.

Le modifiche proposte sono 17 e riguardano sia temi di carattere generale e precisazioni di natura “politica”, a partire dalla modifica del titolo, che questioni concrete e in grado di modificare profondamente la pratica venatoria.

Un cambio di approccio epocale

L’articolo 1 del ddl modifica il titolo della legge introducendo la nozione di “gestione” della fauna selvatica. Un vero e proprio terremoto ideologico che impone un sostanziale cambio di approccio a distanza di 32 anni dalla promulgazione di una legge certamente frutto di un compromesso tra le parti ma, decisamente, figlia del momento storico nella quale fu pensata. «Questa modifica - si legge nel documento - è finalizzata a chiarire che i contenuti della legge non si esauriscono nella sola protezione della fauna selvatica, ma si estendono a disciplinare un complesso di attività e di strategie funzionali alla conservazione, al controllo e all’utilizzazione del patrimonio faunistico, ai fini del raggiungimento di un punto di equilibrio tra la natura e le attività dell’uomo».

Anche l’art. 1 della 157 risentirà di questo cambio di approccio. La riformulazione proposta riconosce l’attività venatoria quale espressione di una tradizione nazionale e si precisa che la caccia concorre alla protezione dell'ambiente e all’equilibrio ecosistemico.

Tra le 17 proposte di modifica, alcune riguardano aspetti marginali rispetto alla pratica venatoria, come ad esempio l’estensione della facoltà, in capo al Ministero dei Trasporti, di ricorrere al controllo della fauna per tutte le specie e non solo l’avifauna, mentre altre, se approvate, sono destinate a impattare profondamente sulla pratica venatoria.

Non oltre il 30%

Il ddl propone di modificare uno degli articoli fondanti della 157, ovvero l’articolo 10 sulla pianificazione territoriale, ribadendo che le percentuali di territorio sottratto alla caccia devono essere ricomprese tra il 20% e il 30% e che in tale percentuale vadano computati anche i parchi nazionali e regionali. In caso di approvazione, le Regioni saranno tenute inoltre a relazionare dettagliatamente su tali percentuali e, qualora il territorio sottratto alla caccia sia superiore, si prevede che, possa essere adottato in Conferenza Stato-Regioni un accordo sulle modalità alle quali gli enti territoriali dovranno attenersi per riportare nei limiti di legge i territori a divieto di caccia.

Sparisce l’esclusività dell’opzione di caccia

L’articolo 7 del ddl si limita a modificare l’articolo 12 della 157, eliminando l’obbligo di scelta tra le opzioni di caccia (vagante in zona Alpi, da appostamento fisso e nelle altre forme di attività venatoria consentite nel rimanente territorio). «La modifica è coerente - si legge - con la progressiva riduzione del numero dei cacciatori» che, secondo quanto scritto sarebbero circa 300mila con un trend discendente che ha registrato un calo di circa il dodici per cento negli ultimi cinque anni.

Meno ricorsi

Si metterà mano anche all’art. 18, quello sulle specie e periodi di prelievo sebbene, come detto in più occasioni, non crescerà il numero di specie cacciabili. La proposta di modifica prevede però che le Regioni, nell’articolazione dei calendari venatori, possano discostarsi dalle indicazioni fornite nei pareri espressi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e dal Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale (CTFVN) a condizione che lo spostamento sia suffragato da argomentazioni desunte da fonti di informazioni scientifiche indicate dalla Commissione europea. Se approvata, questa modifica, insieme a quelle apportate lo scorso anno, dovrebbe risolvere buona parte dei problemi legati ai ricorsi verso i calendari venatori.

Maggiore impulso al turismo venatorio

L’articolo 15 della proposta di modifica mira invece a introdurre nuove disposizioni in materia di abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria e di licenza di porto di fucile. Il ddl si propone di escludere la caccia praticata avvalendosi dell’arco o del falco dalle disposizioni in materia di licenza di porto di fucile e viene altresì previsto il riconoscimento automatico di alcune licenze di caccia estere. Nello specifico, le abilitazioni per l’esercizio della caccia rilasciate da Stati membri dell’Unione europea oppure appartenenti allo Spazio economico europeo sono equiparate alle abilitazioni rilasciate ai medesimi fini nel nostro Paese. Di fatto, unitamente ad altre relative agli istituti privati, queste modifiche dovrebbero avvantaggiare il settore del turismo venatorio anche nel nostro Paese.

Cosa succede ora

Ora il testo dovrà essere sottoposto al voto del Parlamento secondo il principio per il quale una legge deve essere approvata nello stesso testo da entrambe le Camere. Quello presentato è di fatto il testo di partenza e, nei vari passaggi parlamentari, potrebbe essere modificato anche profondamente prima dell’eventuale approvazione. Se al Senato i numeri della maggioranza e la composizione dei singoli gruppi parlamentari fanno presupporre un’approvazione senza particolari insidie, così potrebbe non essere alla Camera. Occorrerà restare in paziente attesa per conoscere se le modifiche, di cui tanto si è parlato negli ultimi tempi, saranno finalmente approvate.

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