La nuova religione vegana deve essere contrastata, anche con l'ironia
La nuova religione vegana deve essere contrastata, anche con l'ironia - © Hunting Log
Pubblicato il in Conservazione
di Matteo Brogi

Cari vegani, tofu e seitan mangiateveli voi

Il gennaio vegano volge al termine con indubbi successi di marketing. Si apre un altro fronte che non ha come diretto obiettivo l'abolizione della caccia ma che non può che tendere a questo risultato

Se Dio vuole sta terminando Veganuary, il periodo che l'omonima organizzazione non-profit britannica dedica alla promozione di stili di vita a base vegetale. Il neologismo è composto dalle parole inglesi Vegan e January. Gennaio vegano, per farla breve. Durante tutto l'anno, Veganuary promuove campagne a favore della dieta a base vegetale "per proteggere l'ambiente, prevenire la sofferenza degli animali e migliorare la propria salute" e sostiene le aziende alimentari nel rafforzare la propria proposta vegana. A gennaio, Veganuary invita a eliminare per tutto il mese dalla propria dieta ogni ingrediente di origine animale. I testimonial celebri sono numerosi e quest'anno non è mancata la nostra Ornella Muti che, con la figlia Nike, ha dichiarato su Instagram di formare «un nucleo vegano, ecosostenibile e cruelty free».

Da McDonald's alla Ferrero, la conversione vegana

Da tempo le aziende si adoperano per ampliare la scelta alimentare per i vegani. Nel 2021 ci aveva provato Burger King con il suo panino Plant-based whopper che fu sommerso dalle polemiche - e da un esposto dell'associazione Essere vegan - in quanto veniva cotto sulla stessa griglia utilizzata per gli hamburger di carne (in un mondo ragionevole sarebbe pleonastico specificarlo) ed era condito con maionese a base di uova. Successivi tentativi sono stati più fortunati: McDonald's dal 2022 ha in menu il panino McPlant; nello stesso anno Philadelphia ha commercializzato una versione a base di mandorle e avena del suo formaggio spalmabile; il primo dicembre 2023 Ferrero ha depositato il marchio Nutella plant based; nel 2024 per la prima volta anche la grande catena Lidl ha partecipato all'iniziativa proponendo nei suoi supermercati una vasta offerta di prodotti vegani. Solo alcuni esempi, tra tanti.

Non è un caso che, proprio a gennaio 2024, anche Netflix abbia annunciato la sua serie Sei ciò che mangi. Gemelli a confronto, in cui coppie di gemelli omozigoti decidono di seguire per 60 giorni diete differenti (una onnivora, una vegana) per dimostrare quanto quella a rigorosa base vegetale abbia influito positivamente su peso, colesterolo, insulina, metabolismo. Non vengono ovviamente indicati gli effetti a lungo termine.

Il caso della tripperia vegana a Firenze

I primi dell'anno avevo pensato di scrivere un editoriale sul Veganuary, salvo poi riflettere che sarebbe stata un'inutile tortura per i lettori di Hunting Log. Così nei giorni scorsi ho limitato a un semplice post, ironico, la notizia della premiazione della prima tripperia vegana a Firenze. Pochi giorni prima, qua su Hunting Log, ci aveva pensato Andrea Reversi - con il provocatorio articolo I "vegani intelligenti" scelgono la selvaggina - a bastonare metaforicamente la categoria. Il dibattito che ne è seguito mi induce a tornare sul tema. Il post, infatti, deve aver disturbato se un collega giornalista, sul Gambero Rosso, lo ha ripreso e criticato.

Dei limiti della dieta vegana ho già scritto altrove e non voglio tornare sul tema. Quelle riflessioni continuano a rappresentarmi pienamente. Ciò che trovo insopportabile è la posizione di superiorità di chi - vegano o meno - si arroga il diritto di condannare noialtri onnivori, che seguiamo l'istinto naturale e mangiamo (con gusto) carne ritenendola una parte essenziale della nostra dieta. Trovo insopportabile l'atteggiamento ideologico dei fedeli del culto vegano, sacerdoti pagani di una religione che ritengo anti-umana perché ispirata da animalismo e anti-specismo (e non rappresenta neppure il 2 percento della popolazione). Il loro settarismo li rende impermeabili alla ragione, alla scienza e al confronto.

Cultura vegana: setta o religione?

«I vegani sono una setta, sono uguali ai testimoni di Geova. Io li ammazzerei tutti» sbottò qualche tempo fa Gianfranco Vissani a In onda, come ci ricorda l'amico Camillo Langone. Un'affermazione forte, in perfetto stile Vissani; si tratta di un'iperbole, fece notare Langone, ma, insomma, il senso della setta non sono l'unico a respirarlo.

Torniamo al post della tripperia: definire "tripperia" (a Firenze - Toscana, dettaglio non secondario) una realtà vocata al verbo vegano è una provocazione senza senso. Dimostra uno scollamento con la cultura locale; parlare della "creazione di una tradizione parallela fiorentina" - come è stato fatto da chi ha denigrato il mio post - è una contraddizione in termini. Le tradizioni non si creano, si vivono legando il presente ai valori sviluppati nel tempo dalla nostra civiltà (anche gastronomica) e guardando al futuro; e di tradizionale, nella cultura vegana, non c'è niente.

Il progresso non è necessariamente cosa buona

E che dire della scelta di definire "lampredotto", "trippa", "guancia" e "lesso rifatto" pietanze prive di carne? Non c'è niente di illegale ma rappresenta un'assurdità che probabilmente dimostra, come qualcuno ha evidenziato, l'inevitabile sofferenza - anche psicologica - di chi rinuncia a una fonte di proteine essenziale per la propria salute.

Concludo con un pensiero rivolto a coloro che interpretano come "bigottismo becero e ignorante" il contrasto dell'ideologia vegana. Mi piacerebbe spiegare loro che non sempre il "progresso" è cosa buona e ineluttabile. Il bigottismo di cui sopra per molti equivale al rifiuto di un pensiero che stravolge le gerarchie dei valori e dell'ordine naturale delle cose. Contrastare ogni forma di sfruttamento animale, come fanno vegani & Co., è senz'altro lecito. Ma è distante anni luce dal pensiero di chi mette l'uomo al centro della storia. Personalmente, quindi, combatto questa deriva con i mezzi che ho disposizione, quelli dialettici, in primis con l'ironia. Quella che, evidentemente, non conoscono i sacerdoti di questa nuova religione.

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